martedì 2 maggio 2023

Roma #38

 Mattine lente e piovose, giri in macchina nei vecchi quartieri, poche persone per le strade, le foglie morte e i teli di plastica fuori dai bar, i tavolini di metallo, la prima birra della giornata, improvvisi svenimenti notturni e noiose repliche di spettacoli erotici privati - È ora di darsi una mossa, suggeriva lo scrittore, spegnendo l’ennesima canna notturna nel posacenere, dietro la porta del subconscio troverai sempre agenti in posizione antisesso/antisommossa e cerchi di persone danzanti fra le fiamme, in una protesta primordiale dei nostri diritti primari, pulsioni animalesche, bianca, bianca energia, i sospiri, le grida, i lamenti, le unghie - Un bicchiere era caduto per terra esplodendo in migliaia di frammenti dei quali nessuno mi aveva ferito, la sequenza era stata ricostruita da diversi punti di vista, con una scena al rallentatore del momento in cui il bicchiere toccava il pavimento ed andava in frantumi eppure c’era una certa stanchezza nelle idee del regista, una costante ripetizione di temi e situazioni in queste notti solitarie e urbane, in bilico su prospettive smarrite - Poi le tracce narrative delle strade da seguire, i negozi ancora chiusi e quello che sarebbe potuto succedere una volta che fossero stati aperti, i soliti traffici, i negozianti cinesi di scarpe, le fotografie di altri giorni passati in luoghi di fantasia, fra spunti di immaginazione vibrante e continui fotogrammi di altre possibili vite, altre improbabili storie - Dove la città diventava straniera a sé stessa era dove mi trovavo meglio, dove c’erano voci e colori e odori diversi, i posti dove vagavo perché ero tornato a indossare le vesti del perdigiorno, strati su strati di ricordi e poesie che mi ero dimenticato di scrivere e queste esistenze si sovrapponevano, si scontravano, si scambiavano fra di loro, creando ellissi sulla linea temporale ormai deviata dei giorni perduti - Poteva essere un film ogni volta diverso, più originale o forse solo di una noia continua - Non per lui, non per lui, gridava saltando un attore invasato, ghignando e sbavando e puntando il dito tremante contro di me, gli anni delle performance solipsistiche erano strisciati via e gli happening comunitari si erano trasformati in spazi vuoti e le lunghe ore di training, le stanze spoglie del castello di Holstebro e ogni ruolo, ogni interpretazione che avremmo potuto creare sulla nostra pelle e al di fuori di essa, avanti il prossimo coglione dicevano gli uomini in giacca e cravatta, appena una delle loro scrivanie si liberava, i giovani studenti chissà se avrebbero trovato strade alternative - Sal voleva scrivere di esplosivi e acido lisergico e come dargli torti, gli avrei concesso la piena libertà di seguire i suoi interessi - Gli impulsi sessuali non erano altro che una pantomima perversa, non confondevo più l’amore con ciò che l’amore non era, i set della mia perdizione erano già stati allestiti in alcune delle sale della mente, l’odore dell’acqua di colonia di mio nonno e i giorni dell’infanzia inondati di luce, qualcosa si stava oscurando oltre il limite dei nostri sensi tesi, lo sentivo nel cuore e nei suoi palpiti lenti. 

Ore che scivolano sulle tue labbra e le loro curve bagnate. 

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