domenica 12 ottobre 2025

NPK #2

 Le serate a Ostiense, a giugno, che quasi mi ero dimenticato quanto fosse bello uscire al tramonto e bersi una Peroni e sentire la testa farsi più leggera e osservare i colori del cielo e le forme geometriche del gazometro che qualcuno aveva scambiato per una montagna russa vedendola dalla metro, dopo Garbatella e io e Lorenzo stavamo discutendo di cinema e di droghe e del rapporto tra cinema e droghe e anche della possibilità di un uso scientifico delle sostanze, sempre ammesso che uno riesca a trovarle, pensavo dentro di me, non che ne sentissi il bisogno, il ricordo degli effetti psichedelici arrivava lo stesso nel mio cervello e lo spettacolo, a suo modo, iniziava - Era tutto lì dentro, nella nostra testa e quando ero tranquillo e senza troppa gente intorno mi sedevo nella mia sala mentale e osservavo la realtà con occhi diversi, scivolando in quel tipo di percezioni che più preferivo, anche con Lorenzo e Marco avevo le stesse sensazioni, era molto piacevole stare con loro. 

Poi abbiamo cenato in un ristorante eritreo e si sono aggiunte altre persone e qualcuno raccontava storie di scuole di periferia, di ragazzini cocainomani e sbruffoni, violenti e senza regole, figli di pregiudicati che venivano in classe e facevano il cazzo che volevano, a volte avevano coltelli, più raramente pistole, non quelle vere, ma molto simili, che cazzo di situazione, che razza di bucio di culo uno si sarebbe dovuto fare per provare a insegnare lì dentro, eppure qualcosa mi affascinava, forse il rischio di affrontare un’esperienza così estrema e vedere se avrei avuto il coraggio di provare a cambiare la situazione o se mi sarei semplicemente adattato a quello che avrei trovato - Erano arrivati messaggi indesiderati di gente con cui avevo perso i contatti, vecchi compagni di scuola di cui non me ne fregava più un cazzo e che non volevo assolutamente rivedere, come avevano avuto il mio numero? Perché si ripresentavano come fantasmi del passato? Avevo silenziato la chat nella quale mi avevano inserito, poi ero uscito dal gruppo e vaffanculo - Faceva caldo il giorno e i pensieri cominciavano ad evaporare, a svuotarsi o a sciogliersi in serie e sequenze di frasi sconnesse che borbottavo fra me e me - Il mondo stava deviando verso una nuova deriva di guerre e follie, non c’era via d’uscita, non c’era soluzione, le piante di marijuana stavano crescendo bene, promettendo un’ottima estate che avrei passato da solo, a fumare sul balcone, a guardare le stelle, a guardarmi dentro, a rimanere fermo proprio quando ognuno fremeva dal bisogno di muoversi senza neanche sapere più dove andare.



sabato 4 ottobre 2025

NPK #1

 Le serate passate al Pigneto, a vedere spettacoli di improvvisazione teatrale dentro locali mezzi vuoti, le birre una dietro l’altra, le performance di Lorenzo, la sua voce che diventava diversa, il suo corpo che si trasformava in una esaltazione panica del dolore e della poesia, poi ci ritrovavamo seduti a chiacchierare, mentre qualcuno ci passava un po’ di emmedì e poi eravamo per strada, ancora birre e poi seduti sui gradini di una chiesa, davanti alla tangenziale, ormai totalmente disorientati e persi nel tempo e improvvisa arrivava l’alba e con essa le prime luci del mattino, tanto da chiedersi dove fosse finita la notte o come avesse fatto a passare così velocemente e nulla era stato concluso perché in realtà non c’era mai nulla da concludere e così ci salutavamo e ognuno prendeva la sua strada con la speranza nel cuore di arrivare in una stanza in cui sarebbe stato accolto e in cui si sarebbe sentito sicuro e protetto.

Le mattine rinchiuso in casa, quelle passate a scrivere, altre a masturbarsi. Le mattine limpide, quelle con i postumi, i giorni che si muovevano lenti in un sudato scivolare di ore, le sensazioni tattili dell’estate quando ogni contatto diventava più sensuale, gli occhi che parlano, gli sguardi che seducevano, l’attesa della sera, di un nuovo incontro, di un’ennesima solitudine.

Allucinazioni metropolitane, insani ingorghi stradali, la città impazzisce tra incidenti invisibili e barbarie sonora, orde di motorini impazziti, macchine e autobus fermi, strombazzare snervante, l’ansia del ritardo, l’accalcarsi di gambe e culi e schiene e capelli, il manifestarsi del sudore tra impazienza, caldo e nervosismo - Le immagini ad alta definizione nei sogni, di boschi e temporali, di fulmini come fossero suture elettriche nella notte e poi fotografie in bianco e nero, di campi arati, di campagne, di colli, di fiancate, di vallate, graffiate e astratte, in una rappresentazione primitiva e violenta del mondo.

Le cene nei ristoranti africani insieme a Marco e a Lorenzo, mentre ascoltavo le loro storie e i ricordi, mentre parlavamo di cinema e anarchia, forme di autosufficienza e acido lisergico, altre volte ci ritrovavamo in una vecchia sede dei compagni e proiettavamo film e ci perdevamo in quello che vedevamo per poi riemergere e rimanere in silenzio, alcuni attimi, elaborando mentalmente quanto visto attraverso nuovi codici interpretativi, eravamo sempre in pochi, sempre gli stessi, qualcuno si addormentava, qualcuno stappava un’altra birra, erano serate che mi sembravano come un’oasi di libertà e resistenza, senza nessuno che mi facesse domande o si aspettasse che parlassi, me ne rimanevo zitto, ogni tanto sparavo qualche stronzata, la luce dell’estate stava arrivando e ogni cosa, nel tardo pomeriggio sembrava brillare, i corpi magici delle ragazze, così invitanti eppure senza più nessun potere, si palesavano nella loro fulgida bellezza, nella loro gioventù come apparizioni apollinee, le guardavo, poi alzavo gli occhi al cielo, un giorno, un giorno, non ci sarei stato più, un avvolgente vuoto, una placida quiete, la morte dava spessore alla vita e ne sembrava la degna conclusione, ho dato un altro sorso alla birra, era quasi finita, Marco mi ha fatto un sorriso, sarebbe andato a prenderne un altro paio non appena avessi terminato la mia.


NPK #2

  Le serate a Ostiense, a giugno, che quasi mi ero dimenticato quanto fosse bello uscire al tramonto e bersi una Peroni e sentire la testa f...