domenica 20 maggio 2012

I bisogni di un insetto



Ce l’hai una sigaretta? - chiede il tossico.
Non fumo, mi dispiace – rispondo.
Allora che me la vai a cercare?
No, non ho questo vizio.
Io ce l’ho invece…

Il tossico si allontana, i vestiti di uno straccione, la faccia scavata e distrutta dalla roba, i lineamenti irriconoscibili, il ragazzo che è stato un tempo si è perduto tra le strade di labirinti mentali, l’uscita è stata una siringa e uno schizzo di sostanza, l’architettura del reale è cambiata, i nuovi progetti mostravano una enorme ruota nella quale girare e girare, alcuni vicoli bui, poche prospettive, il cerchio non conosce fine, è l’illusione dell’eternità e la sua rappresentazione.
Il tossico parlava con voce strascicata, trascinava le gambe, attaccato alla mano un cartone di vino scadente.
I bisogni del corpo di un insetto. Trovare la sostanza e assumerla.

Scarafaggi e vermi strisciavano sulla strada, la calura del pomeriggio era insopportabile, la luce era accecante, il silenzio era pesante e sembrava colare dagli edifici, il cielo era un miraggio, il disegno di una mente privata di qualcosa, strisciare e cerare, strisciare e cercare, i bisogni di un insetto.

Si staccavano dal soffitto e calavano verso il basso. I residui mentali avvolti in bozzoli, la metamorfosi, la paranoia sarebbe diventata una splendida farfalla, i suoi colori avrebbero illuminato il mondo di nuove lucenti meraviglie, nel freddo della terra i vermi scavavano le loro putride strade, strisciavano in profondità, ciechi e freddi, viscidi e molli.

Finivo la birra seduto sui gradini di una fontana. La gente camminava intorno. Il tossico continuava il suo giro. Una farfalla si posò sulla mia mano. La guardai. Era bellissima.

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