domenica 23 novembre 2025

NPK #6

 Non ho mai imparato, aveva scritto qualcuno lungo i muri dei sottopassaggi della Tangenziale, i caratteri grandi, ben leggibili e queste parole le avevo viste anche da altre parti e mi facevano pensare a tutte le cose che non ero mai riuscito a fare: fumare una canna lentamente, confessare il mio amore al momento giusto, cacare  e non lavarmi il culo dopo, salutare qualcuno a cui volevo bene senza mettermi a piangere il giorno seguente - Ognuno era libero di riflettere su quanto aveva appreso dalla vita e su quanto ancora rimaneva un mistero come maneggiare senza ferirsi - E c’erano stati giorni che erano passati ancora troppo veloci, a volte mi sembrava che il tempo scivolasse via in una maniera insensata, come se avesse fretta di mostrami già il domani, ingannandomi con le sue ripetizioni o facendo svanire le persone che erano state con me, rimanevano come dei vuoti dove erano passate e mi chiedevo se non le avessi inventate io e basta, se tutto non fosse stato altro che un funambolico teatro dentro la mia testa, rimaneva poi il silenzio, che in alcuni momenti desideravo più di ogni altra cosa - Giorni trascorsi a camminare, a bere, a vedere vecchi film di Hitchcock, una serata al Forte con la musica drum’n’bass che mi ricordava i party del Galles, cene al ristorante, mattinate al mare o al lago, i viaggi in macchina, le chiacchiere e i ricordi, le imitazioni e i racconti di cosa era successo, l’intimità emotiva, gli abbracci quando ci incontravamo in una stanza la mattina, i libri e le foto, i tatuaggi e le piante, qualcosa che si mostrava e poi scompariva, l’essenza della vita e di noi stessi - E la città intorno che mi chiamava e mi stordiva, a cui rispondevo e da cui mi allontanavo e poi un concerto di Šostakovič e l’arrivo della sera e la bravura dei musicisti e quelle partiture che modellavano così bene i colori del cielo e l’avvento della notte e le sensazioni che le birre e i negroni avevano reso più fluide e mi guardavo intorno, senza capire come fossi arrivato a questo punto, non aveva importanza, sentivo che la mia esistenza stava scivolando e non sapevo perché il cuore fosse così pesante, alcune volte, forse per il fatto di non aver continuato la solita farsa di tutti, qualcosa sembrava fosse affondato fra il ritmo costante dei battiti cardiaci, dovevo farlo riaffiorare e con un sorriso lasciarlo andar via - Giorni in cui le cose e le azioni avevano un sapore diverso, trovarsi di nuovo all’interno di un sogno, mostrarsi educati e gentili verso il prossimo, rimanevo un pessimista e un solitario, potevo osservare le persone e il mondo senza capirli eppure dell’ultimo mi affascinava l’imponderabile segreto, quando lo sentivo manifestarsi dentro di me e poi lasciarmi libero di fare il prossimo passo, non c’erano direzioni sicure eppure sapevo esattamente dove andare, abbiamo riso e abbiamo pianto e non sarà domani il giorno in cui qualcuno ci dirà di aver sbagliato, perché non ci sono errori altrettanto importanti di tutti quelli che abbiamo già commesso.

sabato 8 novembre 2025

NPK #5

 Bisognava saper abbandonare le cose troppo vicine al nostro cuore o per lo meno cercare di non scriverci sopra, in qualche modo la tristezza o l’eco di lontane sofferenze tornavano sempre a turbarci e così non si poteva andare avanti, non potevamo mutarci in un essere diverso, qualcuno che ci somigliasse senza sapere chi fossimo. Eppure non riuscivo a scrivere di cose felici, esse mi apparivano soprattutto nei ricordi, i momenti di gioia divenivano presenti mesi o addirittura anni dopo che erano passati e il flusso della vita scorreva veramente troppo veloce, gli incontri divenivano così fugaci, rapidi e si presentava sempre qualche impedimento esterno (il lavoro su tutti) a regolare il nostro tempo e così si seguiva un movimento circolare e ripetitivo che cercavamo di infrangere o di annullare negli attimi in cui eravamo insieme, mischiando in una marea illogica presente e passato. E forse aveva ragione Sabine e avrei dovuto provare a inventare storie che avessero una leggerezza diversa, colori vivaci, un approccio positivo all’esistenza. Non sapevo se ne sarei stato capace.


Avevamo passato una bella giornata insieme al mare, vicino Torvajanica, nel posto dove andavamo di solito, avevano smantellato i chioschi però si potevano ancora affittare lettini e ombrelloni. Era estate e il mare e le onde e i profumi delle dune e delle creme segnavano uno scenario sensoriale che amavo profondamente come buttarmi nell’acqua per poi stendermi al sole ad asciugarmi e abbronzarmi. C’erano in queste sensazioni tutte quelle delle estati precedenti, di quando ero bambino e poi adolescente. Luoghi diversi, spiagge differenti eppure la pelle e il corpo ricordavano ogni singola volta che avessi passato del tempo in riva al mare, da solo o in compagnia. Intorno la gente parlava, alcuni a voce alta, altri ridevano o scherzavano, io e Sabine ce ne stavamo sdraiati a leggere, a fare le parole crociate o a chiacchierare senza troppi pensieri per la testa. Poi chiudevo gli occhi e mi immaginavo di nuovo in viaggio. Il tempo rallentava insieme ai respiri, al moto delle onde, al calore che ci avvolgeva. Guardavo Sabine e mi tornavano nel cuore tante delle cose che avevamo fatto insieme, i mesi che era stata a casa mia a Roma. Poi il suono di una risata, un cane che abbaia, gli strascichi di vecchie storie che mi ero stancato di ascoltare, ho fatto una foto a Sabine e le ho dato un bacio sui capelli. Sapevano di mare. Ero felice. E ho sussurrato allo scrittore di tenersi stretto questo momento di luce e candore prima che il domani lo portasse via con sé.


martedì 4 novembre 2025

NPK #4

 Alcuni giorni per cancellare i pensieri, per annullare i falsi ragionamenti, per dissolvere le voci delle persone in suoni naturali: il vento fra gli alberi, le onde del mare, il richiamo degli uccelli. Lo scrittore era seduto al tavolo della terrazza, in una quieta mattina in cui gli ultimi effetti della cannabis e del tabacco se ne erano andati, rimaneva una certa spossatezza, che lo scrittore attribuiva al caldo e al digiuno, avrebbe anche dovuto iniziare a meditare di nuovo, però gli sembrava anche di essere in uno stato di introspezione quasi tutto il tempo, nel silenzio della propria anima e soprattutto in quello del cuore. Si allontanavano così i rischi di possibili giovani amanti, errori già compiuti, strade già percorse, destinazioni fragili, sentimenti ingannevoli.

Lo smarrimento cognitivo continuava lungo il grande raccordo anulare, dove erano stati avvistati uomini che camminavano in uno stato di delirio allucinatorio, giravano poche notizie su nuove droghe a basso costo ma dagli effetti devastanti, cortocircuiti psicotici, circonvallazioni e tangenti mentali in cui si ci perdeva, nel rischioso cammino sotto il sole verso un’uscita inesistente, a meno che non si scambiassero quelle del raccordo per improvvise aperture verso dimensioni diverse, nelle quali reinventarsi oltre l’orrore di essere sé stessi.

Poi le immagini di film mai girati, di corpi ritrovati a villa Pamphili, di truffe e segreti, di centinaia di migliaia di euro intascati per una pellicola mai prodotta, le fughe e i cambi di identità, la trama segreta, in questo plot da tabloid estivo lo scrittore scrutava una linea di possibili avvenimenti che avrebbero dovuto diventare una storia, un romanzo, una sceneggiatura. Dove ci saremmo potuti spingere come esseri umani, come razza, come specie? In una spirale autodistruttiva, dove la devastazione delle terre rimaneva uno strumento di espressione della nostra natura, il mondo stava sconvolgendo però tutti i nostri piani perché noi stavamo distruggendo il suo ciclico passare, estinzione era una parola che affiorava spesso dal vuoto del pensiero, una visione di una catastrofe climatica e di un nuovo incontaminato inizio senza di noi.

Il sentimento dell’estate non mi afferrava più il cuore, però avrei voluto lo stesso starmene in disparte in una piccola casa sul mare, anzi a dirla tutta avrei proprio voluto cambiare di nuovo vita e sparire nei miei luoghi di immaginazione e condurre un’esistenza ai margini di questi territori di fantasia. Eppure l’estate era qui e il sangue scorreva nelle vene e mi piaceva rimanermene steso sul divano, anche con il calore che faceva, a leggere e a pensare che tra non molto anche questa parentesi di tempo si sarebbe chiusa e rileggendo queste parole io sarei stato altrove, come spesso ripeteva lo scrittore, in uno spazio di attimi in movimento da riempire con le mie poesie.


NPK #7

  C’era stato un cambio di identità durante la notte e in una stanza il mio doppio era stato scoperto da un’agente della psicopolizia, era a...