martedì 4 novembre 2025

NPK #4

 Alcuni giorni per cancellare i pensieri, per annullare i falsi ragionamenti, per dissolvere le voci delle persone in suoni naturali: il vento fra gli alberi, le onde del mare, il richiamo degli uccelli. Lo scrittore era seduto al tavolo della terrazza, in una quieta mattina in cui gli ultimi effetti della cannabis e del tabacco se ne erano andati, rimaneva una certa spossatezza, che lo scrittore attribuiva al caldo e al digiuno, avrebbe anche dovuto iniziare a meditare di nuovo, però gli sembrava anche di essere in uno stato di introspezione quasi tutto il tempo, nel silenzio della propria anima e soprattutto in quello del cuore. Si allontanavano così i rischi di possibili giovani amanti, errori già compiuti, strade già percorse, destinazioni fragili, sentimenti ingannevoli.

Lo smarrimento cognitivo continuava lungo il grande raccordo anulare, dove erano stati avvistati uomini che camminavano in uno stato di delirio allucinatorio, giravano poche notizie su nuove droghe a basso costo ma dagli effetti devastanti, cortocircuiti psicotici, circonvallazioni e tangenti mentali in cui si ci perdeva, nel rischioso cammino sotto il sole verso un’uscita inesistente, a meno che non si scambiassero quelle del raccordo per improvvise aperture verso dimensioni diverse, nelle quali reinventarsi oltre l’orrore di essere sé stessi.

Poi le immagini di film mai girati, di corpi ritrovati a villa Pamphili, di truffe e segreti, di centinaia di migliaia di euro intascati per una pellicola mai prodotta, le fughe e i cambi di identità, la trama segreta, in questo plot da tabloid estivo lo scrittore scrutava una linea di possibili avvenimenti che avrebbero dovuto diventare una storia, un romanzo, una sceneggiatura. Dove ci saremmo potuti spingere come esseri umani, come razza, come specie? In una spirale autodistruttiva, dove la devastazione delle terre rimaneva uno strumento di espressione della nostra natura, il mondo stava sconvolgendo però tutti i nostri piani perché noi stavamo distruggendo il suo ciclico passare, estinzione era una parola che affiorava spesso dal vuoto del pensiero, una visione di una catastrofe climatica e di un nuovo incontaminato inizio senza di noi.

Il sentimento dell’estate non mi afferrava più il cuore, però avrei voluto lo stesso starmene in disparte in una piccola casa sul mare, anzi a dirla tutta avrei proprio voluto cambiare di nuovo vita e sparire nei miei luoghi di immaginazione e condurre un’esistenza ai margini di questi territori di fantasia. Eppure l’estate era qui e il sangue scorreva nelle vene e mi piaceva rimanermene steso sul divano, anche con il calore che faceva, a leggere e a pensare che tra non molto anche questa parentesi di tempo si sarebbe chiusa e rileggendo queste parole io sarei stato altrove, come spesso ripeteva lo scrittore, in uno spazio di attimi in movimento da riempire con le mie poesie.


NPK #4

  Alcuni giorni per cancellare i pensieri, per annullare i falsi ragionamenti, per dissolvere le voci delle persone in suoni naturali: il ve...