Non ho mai imparato, aveva scritto qualcuno lungo i muri dei sottopassaggi della Tangenziale, i caratteri grandi, ben leggibili e queste parole le avevo viste anche da altre parti e mi facevano pensare a tutte le cose che non ero mai riuscito a fare: fumare una canna lentamente, confessare il mio amore al momento giusto, cacare e non lavarmi il culo dopo, salutare qualcuno a cui volevo bene senza mettermi a piangere il giorno seguente - Ognuno era libero di riflettere su quanto aveva appreso dalla vita e su quanto ancora rimaneva un mistero come maneggiare senza ferirsi - E c’erano stati giorni che erano passati ancora troppo veloci, a volte mi sembrava che il tempo scivolasse via in una maniera insensata, come se avesse fretta di mostrami già il domani, ingannandomi con le sue ripetizioni o facendo svanire le persone che erano state con me, rimanevano come dei vuoti dove erano passate e mi chiedevo se non le avessi inventate io e basta, se tutto non fosse stato altro che un funambolico teatro dentro la mia testa, rimaneva poi il silenzio, che in alcuni momenti desideravo più di ogni altra cosa - Giorni trascorsi a camminare, a bere, a vedere vecchi film di Hitchcock, una serata al Forte con la musica drum’n’bass che mi ricordava i party del Galles, cene al ristorante, mattinate al mare o al lago, i viaggi in macchina, le chiacchiere e i ricordi, le imitazioni e i racconti di cosa era successo, l’intimità emotiva, gli abbracci quando ci incontravamo in una stanza la mattina, i libri e le foto, i tatuaggi e le piante, qualcosa che si mostrava e poi scompariva, l’essenza della vita e di noi stessi - E la città intorno che mi chiamava e mi stordiva, a cui rispondevo e da cui mi allontanavo e poi un concerto di Šostakovič e l’arrivo della sera e la bravura dei musicisti e quelle partiture che modellavano così bene i colori del cielo e l’avvento della notte e le sensazioni che le birre e i negroni avevano reso più fluide e mi guardavo intorno, senza capire come fossi arrivato a questo punto, non aveva importanza, sentivo che la mia esistenza stava scivolando e non sapevo perché il cuore fosse così pesante, alcune volte, forse per il fatto di non aver continuato la solita farsa di tutti, qualcosa sembrava fosse affondato fra il ritmo costante dei battiti cardiaci, dovevo farlo riaffiorare e con un sorriso lasciarlo andar via - Giorni in cui le cose e le azioni avevano un sapore diverso, trovarsi di nuovo all’interno di un sogno, mostrarsi educati e gentili verso il prossimo, rimanevo un pessimista e un solitario, potevo osservare le persone e il mondo senza capirli eppure dell’ultimo mi affascinava l’imponderabile segreto, quando lo sentivo manifestarsi dentro di me e poi lasciarmi libero di fare il prossimo passo, non c’erano direzioni sicure eppure sapevo esattamente dove andare, abbiamo riso e abbiamo pianto e non sarà domani il giorno in cui qualcuno ci dirà di aver sbagliato, perché non ci sono errori altrettanto importanti di tutti quelli che abbiamo già commesso.
domenica 23 novembre 2025
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NPK #6
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