giovedì 8 agosto 2013

senza titolo


mi sono alzato piangendo, non solo per la stanchezza e il respiro rotto, non solo per le gambe dure come il legno e il cuore che batteva forte, non solo per i ricordi dei miei amori finiti, delle parole che erano scomparse, del tempo che non sarebbe tornato, piangevo soprattutto per loro, tutte le persone in miseria che vedevo ogni giorno, non mi ricordavo una simile povertà, un tale dolore, le immagini dei ragazzi africani stesi come bestie a dormire a termini, le immagini di una signora che dormiva su una panchina vicino al verano, con il suo cartone di tavernello, era pazza e sola e quando la vedevo il cuore si riempiva di una tristezza a cui difficilmente potevo dare un nome adeguato, le immagini delle persone che vagavano per le strade, sotto il caldo, cercando di vendere qualche stronzata per qualche spicciolo, le orde di disperati che si tuffavano sulla tua macchina per pulirti il vetro e più cercavo di farmi forza, di trovare un modo per adeguarmi a questa situazione più capivo quanto fosse difficile riuscirci, non funzionava l’indifferenza, non funzionava la bontà, non funzionava la cattiveria, loro erano lì, essere umani ridotti in miseria, erano ovunque, perché ci odiavamo tanto? perché non eravamo capaci di aiutarci? non riuscivo più a sopportare tutto questo e allora le lacrime sono iniziate a scendere ed era un vortice di emozioni incontrollate perché avevo la certezza che qualsiasi cosa avessi fatto non sarebbe mai stata sufficiente e shadat sulla spiaggia di santa severa mentre vendeva le sue birre mi ha raccontato che dormiva per strada, i viaggi fino ad acilia per prendere le birre, i piedi che gli sanguinavano, i vestiti lavati al parco e in tutta questa sofferenza c’era una dolcezza nel suo sguardo e cosa avrei fatto io al suo posto? era la domanda che avevo fissa in testa, che cosa avrei fatto io al posto di tutti loro e mi sembrava una presa per il culo così grande insegnargli l’italiano quando i problemi e la sofferenza che avevano erano così tangibili e reali, ma almeno cercavo di amarli, quello potevo farlo, di amarli veramente, con tutto me stesso fino al punto di non avere più le forze, l’energia, nemmeno di sentirmi vivo, di essere consapevole, il mio corpo continuava ad andare finché non è crollato, la mia mente si è rifugiata nei luoghi più belli che possiedo, quelli della mia anima, gli ho allungato venti euro a shadat e lui mi ha dato un paio di heneiken, era così lucente il mare quel giorno, le onde, i riflessi, il mio corpo dimagrito e stanco, era così bello avere una donna vicino che mi amava, che non sopportavo pensare al dolore della vita eppure era sempre lì presente, a volte dentro di te, a volte nelle persone che avevi intorno e allora mi sono tuffato sotto l’acqua e avrei desiderato scomparire, essere solo una scintilla di luce che muore sulla schiuma bianca delle onde.

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