Questa è la mia Tangeri, pensava lo scrittore, mentre camminava in un’alba di speranze mai nate, non c’era nessuno per i vicoli, né tossici, né spacciatori, solo i loro riflessi su finestre impolverate e portemagiche ancora chiuse e numeri sopra di esse e formule alchemiche che aspettavano di essere scoperte e le prime luci della mattina che accarezzavano superfici mobili e taglienti - Ogni giorno era diverso e uguale a sé stesso, la poliziapsichica cercava gli uomini arabi, per arrestarli e portarli in qualche luogo in cui avrebbero dimenticato chi erano e chi avrebbero dovuto essere, le mani sul calcio della pistola come se sparare e uccidere fosse mai servito a qualcosa - Grafie illeggibili sui muri perché gli psicoagenti non scoprano i nostri segreti, reti di traffici illeciti, laboratori nascosti in cui distillare nuove bevande allucinogene, il succo di San Pedro fermentato e distribuito in bottiglie senza etichetta, strade secondarie, sentieri nelle montagne - La festa in piscina da Clarabelle, tutti ubriachi, gli strani personaggi, i bizzarri volti, i travestitismi, tutti nudi nell’acqua, le strisce invisibili di coca, i vestiti floreali, la musica che esplodeva dalle enormi casse che Vittorio aveva portato, punk, reggae, techno, ero costantemente con un drink in mano, poi non c’era più nessuno intorno e io galleggiavo disteso su un materassino rosa, il cazzo duro stagliato contro il sole - Poi discorsi notturni su una terrazza che non avrebbero portato da nessuna parte, figli abbandonati nei giardini del mondo, padri assenti, scomparsi, perduti, in questa giostra di illusioni sarà ancora la tua mano a svegliarmi dai sogni senza fare rumore.
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