domenica 3 giugno 2012

industrial #6


Avanzò lungo i corridoi, tenendo la pistola bassa. Ad ogni angolo, il cuore gli batteva più velocemente e con un movimento rapido, alzando la pistola, si spostava verso il nuovo ambiente. Entrava dentro le stanze, residui organici e metallici, vetri rotti, armadi fatti a pezzi, disegni incomprensibili sui muri, odore di benzina e solventi chimici. Arrivò in una stanza con dei cartoni al posto dei vetri di una finestra, altri cartoni per terra, a formare un materasso e poi una stufa. Ispezionò la stanza in cerca di indizi, sotto gli strati di cartone trovò la foto sbiadita di una donna nuda, il culo e il sesso della donna erano ben visibili. Rimise la foto al suo posto e uscì. 
Arrivò in una grande sala con un soffitto a volta, dove gli uccelli vivevano e si riproducevano. Il battito delle loro ali rompeva il silenzio ed echeggiava in suoni concentrici che diminuivano e aumentavano. La velocità del battito delle ali cambiava, i fotogrammi potevano muoversi nella sua mente al rallentatore, le singole immagini nitide e dettagliate. 
Scese verso il basso e camminò per i sentieri, la pistola in mano. Osservò uno strano fiore dai colori purpurei, vicino ad un muro. Il fiore gli sussurrò mentalmente di avvicinarsi. Lui si abbassò i pantaloni e le mutande, il cazzo eretto e infilò la punta all’interno del fiore. Questo si strinse e iniziò a succhiarne la punta in maniera lenta e ritmica. I pistilli iniziarono ad entrargli dentro l’uretra e a spingersi in profondità. Il fiore rilasciò gradualmente una sostanza urticante. Il cazzo gli si gonfiò e iniziò a bruciare. Divenne di un colore violaceo, simile a quello del fiore, ma più scuro. La voce continuò a sussurrare immagini nella sua mente. 
Corse nudo lungo i sentieri. Ogni volta che si fermava il suo cazzo eiaculava filamenti violacei, cadevano nella terra e sbocciavano in fiori purpurei. 
Salì sulle scale di una palazzina sventrata, l’aria fredda sul corpo blu, arrivò al terzo piano e si fermò. Puntò la pistola e fece fuoco. Il proiettile si mosse al rallentatore, fotogramma dopo fotogramma. L’ombra dell’uomo esplose in schegge argentee, si avvicinò al pavimento e iniziò a raccoglierle, cercando di non tagliarsi. 
Le schegge si sciolsero nelle sue mani e iniziarono a ricoprire tutto il suo corpo di una sostanza argentea e liquida, simile al mercurio. Quando ne fu totalmente ricoperto ebbe una nuova erezione e il suo corpo perse i contorni umani per trasformarsi in una strana figura metallica. Iniziò a girare e a produrre calore. Arrivato al punto di fusione il metallo vivente si sciolse di nuovo, in una eiaculazione argentea, scivolando lungo il pavimento. 

L’uomo si fermò davanti ad un angolo del corridoio, la pistola in mano. Respirò lentamente, senza paura. Guardò dietro l’angolo. Nessuno. Si rimise la pistola dentro i pantaloni. Tornò indietro verso l’entrata dell’edificio. Fuori stava sorgendo un sole verdognolo. Doveva essere l’alba. Il profumo intenso e dolciastro di alcuni fiori ricordava quello della morte.

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