C’era una radio accesa nel palazzo dove vivevo e una
musica usciva fuori da qualche finestra aperta. Ero steso sul letto, la
temperatura era perfetta per galleggiare sulle lenzuola, pochi pensieri, le
immagini scorrevano nitide e leggere, c’erano dissolvenze mentali colorate, i
respiri erano lenti. Attendevo.
Arrivava un odore di basilico e cipolla, zucchine e
spezie. Qualcuno stava cucinando, doveva essere quasi l’ora di pranzo, ero
ancora steso sulle lenzuola, il corpo più pesante mentre atterrava.
Avevo bevuto qualche birra la sera prima, seduto su un
terrazzo, ascoltando Tricky e i Massive Attack. Rafael mi aveva raccontato di
quando era andato ad una festa in Brasile e si era sbagliato con i tempi di
assunzione dell’ecstasy. L’aveva preso mentre era ancora al volante della sua
macchina, convinto che in mezzora sarebbe arrivato alla discoteca dove si svolgeva
la festa. Quella mezzora era diventata quattro ore di fila, a causa di un
incidente, con la pasticca che faceva il suo effetto e il sudore che gli colava
sul collo e la schiena e gli rigava il volto metre lui che si agitava sul
sedile al ritmo della musica house che usciva dalle casse dell’auto. Arrivato
alla festa l’effetto della pasticca era finito, Rafael era entrato, si era
fatto un giro, completamente lucido, poi era andato fuori dal locale, aveva
trovato un prato, un posto tranquillo, si era sdraiato e si era addormentato.
Bevo un bicchiere d’acqua, prendo da sotto il letto un
libro con dei quadri di Monet, li osservo.
Impressioni.
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