venerdì 7 marzo 2014

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Umiltà, o, se la parola sembra troppo grossa, assenza di vanità. - L'umiltà di un uomo lucido, che non si considera particolarmente bello e dotato e trova che c'è qualcosa di ridicolo nel fatto che ogni suo minimo gesto, parola, silenzio, ecc. crei felicità o infelicità. Che iniquo potere gli viene attribuito! Non ho molta stima per chi osa pensare ad alta voce: "Lei mi ama", e non tenta almeno di ridimensionare la cosa dicendo: "Sta prendendo un abbaglio su di me". In questo modo umilia certo la donna, ma solo perché prima ha umiliato se stesso.
E' un sentimento analogo, per esempio, a quello dello scrittore che trovi ridicolo avere dei "discepoli" perché sa com'è fatta la sua personalità e che fine fanno i "messaggi". Un uomo degno di tale nome disprezza l'influenza che esercita, in qualunque senso la eserciti e subisce il fatto di doverne esercitare una come lo scotto da pagare per il bisogno che ha di esprimersi. Noi vogliamo non dipendere da nessuno. E dovremmo stimare le donne che dichiarono di dipendere da noi? Se ci rifiutiamo di comandare su chicchessia è perché abbiamo un'alta opinione della natura umana.

Henry de Montherlany
Le ragazze da marito

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