sabato 14 giugno 2014

buongiorno/buonasera


alberi e parchi, città dei sogni, panchine in ferro e legno, sdraiato nell’ombra, sulle assi di legno, la testa appoggiata sui braccioli di ferro, un pareo arrotolato, simile ad un cuscino, i richiami tropicali dei pappagalli, l’aria calda, l’umidità si incolla sulla pelle, le nuvole elettriche nel cielo dell’ovest che si rincorrono a velocità incontrollata, l’odore della pioggia e quello del suo arrivo, sdraiato su una panchina, gli occhi chiusi/gli occhi aperti, un uomo etiope che si prende cura di cavalli nani, gli dà il loro fieno, raccoglie con una scopa e una paletta la loro merda, poi si sdraia anche lui, a riposarsi, per terra, nell’ombra di un albero e attende, il tempo sembra rallentare e respiro piano, i pensieri evaporano, una leggera brezza passa attraverso la mente, scorrono le immagini, presente/passato, i baci di una ragazza, i baci mai dati, camminare lungo i muri della città bruciata dal sole, dimenticare il ritorno, le ombre delle foglie, proiettate su un muro, la loro danza sfuocata, ci allontaniamo gli uni dagli altri perché le distanze siano reali, dentro questo caldo vuoto mi immergo e galleggio, seduto su una pietra, un lontano giorno d’estate, qualcuno parlava e diceva cose che avevo smesso di ascoltare, alcuni sguardi, poi neanche più quelli, buongiorno/buonasera e nel mezzo un benemerito cazzo.

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