ON/OFF,
giorni di lavoro, giorni di riposo, un ragazzo cinese seduto a un tavolo mentre
tira strisce di ketamina da un cartoncino piegato, il biglietto da visita di
uno spacciatore, io e Phil siamo usciti a comprare delle birre, ha iniziato a
piovere e ci siamo riparati sotto una tettoia, un uomo di colore ci è passato
accanto, aveva un anello d’oro a un dito, si è acceso una sigaretta e poi è
scomparso nel nulla, io e Phil ci siamo scambiati un’occhiata e senza parlare
siamo entrati in un off license.
Non
c’erano più facce da cazzo a farmi arrabbiare o a infastidirmi, i corpi che
vedevo intorno, nelle strade o davanti ai negozi erano pure simulazioni
mentali, proiettavo visualizzazioni psichiche in forme fisiche e umane, i
personaggi si muovevano, parlavano, svanivano e si ripresentavano in ruoli
diversi, i dialoghi erano pochi perché lo scrittore era più interessato alle
architetture lessicali, le strutture verbali applicate allo spazio urbano,
lettere alfabetiche enormi che modificavano il paesaggio delle città in serie
di significati nascosti, gli agenti della polizia del karma avevano scordato
come decodificare i messaggi, ci avrebbero pensato le nuove droghe a rendere
possibile un’altra lettura del reale, sempre che si potesse chiamare tale il
continuo ripetersi di allucinazioni sinestetiche. Una ragazza asiatica
accavallava le gambe e lo scrittore aveva il cazzo duro nei pantaloni, mentre
era seduto nella metro e buttava giù frasi sul suo quaderno nero, c’erano file
di poliziotti schierati fuori dallo stadio, l’enorme arco di sostegno
amplificava l’eco di leggi fisiche sul punto di essere abolite, una stanza in
un hotel, la finestra quadrata, le foto da controllare, le immagini che
scorrevano sulle pareti arcuate di un tunnel, ogni volta che tornavamo dentro i
labirinti del pensiero, fuggivo insieme alle parole, trascrivevo voci, mi
assicuravo che le tende fossero tirate e il buio perfetto, perché era il
momento di lasciarsi andare e sprofondare e ascoltare lo sciogliersi dei
respiri e delle ultime luci che anche gli occhi finivano per abbandonare.
Nessun commento:
Posta un commento