martedì 13 febbraio 2018

London #8

ON/OFF, giorni di lavoro, giorni di riposo, un ragazzo cinese seduto a un tavolo mentre tira strisce di ketamina da un cartoncino piegato, il biglietto da visita di uno spacciatore, io e Phil siamo usciti a comprare delle birre, ha iniziato a piovere e ci siamo riparati sotto una tettoia, un uomo di colore ci è passato accanto, aveva un anello d’oro a un dito, si è acceso una sigaretta e poi è scomparso nel nulla, io e Phil ci siamo scambiati un’occhiata e senza parlare siamo entrati in un off license.

Non c’erano più facce da cazzo a farmi arrabbiare o a infastidirmi, i corpi che vedevo intorno, nelle strade o davanti ai negozi erano pure simulazioni mentali, proiettavo visualizzazioni psichiche in forme fisiche e umane, i personaggi si muovevano, parlavano, svanivano e si ripresentavano in ruoli diversi, i dialoghi erano pochi perché lo scrittore era più interessato alle architetture lessicali, le strutture verbali applicate allo spazio urbano, lettere alfabetiche enormi che modificavano il paesaggio delle città in serie di significati nascosti, gli agenti della polizia del karma avevano scordato come decodificare i messaggi, ci avrebbero pensato le nuove droghe a rendere possibile un’altra lettura del reale, sempre che si potesse chiamare tale il continuo ripetersi di allucinazioni sinestetiche. Una ragazza asiatica accavallava le gambe e lo scrittore aveva il cazzo duro nei pantaloni, mentre era seduto nella metro e buttava giù frasi sul suo quaderno nero, c’erano file di poliziotti schierati fuori dallo stadio, l’enorme arco di sostegno amplificava l’eco di leggi fisiche sul punto di essere abolite, una stanza in un hotel, la finestra quadrata, le foto da controllare, le immagini che scorrevano sulle pareti arcuate di un tunnel, ogni volta che tornavamo dentro i labirinti del pensiero, fuggivo insieme alle parole, trascrivevo voci, mi assicuravo che le tende fossero tirate e il buio perfetto, perché era il momento di lasciarsi andare e sprofondare e ascoltare lo sciogliersi dei respiri e delle ultime luci che anche gli occhi finivano per abbandonare.

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