Flussi
sotterranei di pensieri, immagini dal sottosuolo, i volti giganteschi che si
affacciano nelle gallerie, le voci di uomini polacchi, strascicate e stridule,
le birre in mano, i gruppi di turisti, le marche e i loghi, i miraggi
elettronici che corrono in fili colorati, fibre ottiche che attendono di
esplodere in prismi di luce, in nuovi boati a cui le bombe avrebbero rinunciato
per una rivoluzionaria strategia di silenzio e terrore, tecniche di guerriglia
emotiva nascoste nelle facce che ci scambiavamo, protetti da vetri invisibili i
corpi evitavano contatti e contaminazioni, le alte torri della centrale
elettrica, i maiali volanti, le stanze nascoste dietro l’oscurarsi delle
visioni, milioni di mattoni che trasformavano utopie e avanguardie in fabbriche
mentali, le stazioni in cui il tempo non voleva fermarsi, la sensazione
notturna di espandersi, di rallentare il respiro in allucinazioni che
ripetevano il susseguirsi di tunnel psichici in prospettiva, erano troppe le
persone e i loro mondi di parole e rumore, connessioni verbali sul punto di
trasformarsi in solide statue di linguaggio marmoreo, le serie di fotografie
che cercano di riprodurre un movimento centrifugo impazzito, la frammentazione
dei perimetri di protezione, sguardi oltre i resti di notti artificiali, i
laboratori clandestini in cui si sperimentavano svastiche in sostanze
stupefacenti, gli angoli uncinati delle strade e gli sguardi di chi controllava
le telecamere a circuito chiuso, tornavo da dove ero fuggito, il cerchio aveva
punti che trascendevano la sua circonferenza, spazi e cortili di immaginazione,
pure architetture che solo nei riflessi del futuro potevano diventare sintesi
di astrazione.
domenica 21 gennaio 2018
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