C’era Ken, in piedi, da qualche parte e mi stava parlando, poi ero in macchina con David e ci stavamo dirigendo verso la cima di una montagna, lui ha parcheggiato in una strada in salita e il mio corpo pendeva in maniera incongrua dal sedile anteriore, le leggi gravitazionali sembravano essersi piegate a qualche strana magia esoterica, sono sceso dalla macchina e ho camminato e mi sono ritrovato in un corridoio in cui mi sono ricordato di essere all’interno di un sogno e ho pensato di volare e i contorni delle pareti erano quasi trasparenti e poi una piscina e una sensazione di calore e una ragazza conosciuta chissà dove che si è avvicinata e mi ha slacciato i pantaloni, mi ha preso il cazzo in bocca e poi è fuggita via piangendo, l’ho seguita fino ad una stanza, lei era ancora in lacrime, seduta su un letto, sussurrando che la mia cappella era troppo grossa per la sua bocca e allora l’ho guardata in maniera perplessa e me ne sono andato, lasciandola sola e ho vagato per una città senza nome, il rumore del vento, il profumo del palo santo, gli occhi di tenebra, i giorni, i sorrisi, gli alberi che mi salutavano muovendosi nell’aria, un ultimo sguardo al cielo, prima di smarrirmi ancora e ancora e ancora.
lunedì 2 settembre 2019
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