lunedì 15 febbraio 2021

Orgiva #23

 Non molto da fare neanche qui, a distanza di quanto? Due, tre anni? C’erano più luce e calore e sensazioni simili a quelle che avevo provato per tutta la mia esistenza e la certezza di cose e persone che mi ero lasciato definitivamente alle spalle e non c’era disagio o rammarico o rimpianto, perché la vita conosce meglio di noi la direzione da seguire anche se non esiste nessun luogo dove arrivare - Le bianche ore della giovinezza erano scomparse e con loro il semplice e naturale desiderio del cuore di muoversi e scoprire e compiere azioni e rendersi utile, scivolavo in una decadente deriva, ammaliato e sedotto dalle strisce di coca e dalle fiale di morfina, dall’hashish e dall’oppio, dalle bottiglie di vino e dalle pasticche, che facili tentazioni, che suadenti debolezze, quanto sarebbe andata avanti nella immaginazione dello scrittore questa romantica caduta? Fino all’ultima volontà del suo corpo di argilla, suggeriva la voce ubriaca di Paul - Poi gli itinerari del pueblo che mi aspettavano, li conoscevo quasi a memoria, erano miei e non so se di qualcun altro, quale la differenza fra una esistenza di totale abbandono e una rinchiusa nelle abitudini del lavoro e dei suoi ripetitivi ritmi? Nessuna suggeriva Tim, prima di infilarsi l’ago nella vena, la monotonia dopo un pò era la stessa e avrei avuto bisogno di più coraggio, per non essere un vinto come scriveva Emilio Salgari prima di  accendere l’ottantasettesima sigaretta della giornata e stappare un’altra bottiglia di marsala, prima di suicidarsi e farla finita per sempre con i personaggi delle sue avventure esotiche - Probabilmente mi sarei arreso con le mani dietro la schiena e una donna con gli stivali e le cosce fasciate da calze a rete me le avrebbe ammanettate, poi avrebbe iniziato a masturbarmi, a colpirmi il cazzo con il suo frustino di cuoio, a tirarmi i capezzoli, portandomi vicino a un orgasmo che ogni volta avrebbe negato, sputandomi in bocca, ridendo e sorseggiando vino bianco da un calice di vetro - C’era la notte per queste fantasie e le ore che nascondevano l’alba, l’esaltazione panica del mio corpo e dei suoi bisogni inquieti e proibiti - Poi ogni cosa precipitava e non c’erano punizioni o vittorie, non c’era nessuna padrona, ripeteva una voce nella mia mente, rimanevano le linee delle montagne al tramonto e un pueblo dove mi ero ritrovato a vivere e dove volevo dimenticare il motivo per il quale ci ero venuto - Le attese dei giorni che diventavano mesi, fino a quando avessi capito che non c’era nulla da aspettare, uno sguardo distratto a chi siamo stati nel corso di eventi non ancora narrati, strade sbarrate dall’insonnia, aspettative e perversioni rinchiuse nella fulgida dichiarazione di un atto di sottomissione e dolore, la mia lingua fra le dita dei tuoi piedi, i colpi di una canna di bambù sulle natiche, i richiami di una ossessione, i marciapiedi bagnati di Bristol, le lunghe ombre, la stanza dalla porta bianca socchiusa, il rumore dei tacchi nel corridoio, i coglioni pieni, le prossime torture, le camere del sottosuolo, i bagliori rossastri sotto le palpebre, le scariche elettriche, tutte le cose che non ho mai avuto il coraggio di confessarti te le dico adesso in un orecchio, senza menzogne, senza bugie, perché in questo attimo di resa tutto è permesso, irreale e puro.

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