mercoledì 14 febbraio 2024

Napoli #4 (procida)

 Eravamo seduti ai tavolini esterni di un bar e intorno a noi alcuni uomini avevano già stappato le prime birre della giornata, il mare era calmo e il suo azzurro pieno e accogliente, i turisti camminavano e le biciclette e i motorini sfrecciavano insolenti nelle stradine, manifestando una fretta che sulla superficie di un’isola non sembrava avere nessun senso, da qualsiasi parte si andasse sempre a un limite di acqua si sarebbe arrivati. 

C’era un uomo anziano ad un tavolino poco distante dal nostro che stava dando pezzi del suo cornetto ai piccioni che gli si accalcavano intorno alle scarpe, non aveva un bell’aspetto, anche se qualcosa nel suo stile e nel suo vestiario lasciava intravedere la possibilità che fosse un artista e all’interno della lurida sacca che aveva appoggiato su una sedia avevo scorto dei quaderni e parecchi fogli ingialliti e immaginavo che lui fosse uno scrittore, arrivato ormai ai labili confini della propria vita - Le maree dei ricordi, le mareggiate oniriche di tempi infranti, sconfitti, dimenticati e restituiti agli occhi dall’impazienza narrativa dei sogni, che non lasciano spazio all’oblio e ci rimandano gli echi dell’esistenza in forme arcane e segrete. L’uomo si era acceso una sigaretta e aveva dato un ultimo sorso al suo caffè, c’erano nuove destinazioni che mi stavano chiamando: Napoli e poi Tangeri e gli incontri con artisti morfinomani che tenevano fra le dita tremanti scritti impolverati - Le critiche di pittori e quadri fatte dal padre ormai morto di un mio vecchio amico, collage di tele e colori liquidi e astratti lungo distese cromatiche che si scioglievano e si mescolavano e riemergevano diventando isole e arcipelaghi e territori informi e tumultuosi del subconscio. 

Carceri diroccate, nella parte alta dell’isola e quale orrore e quale sadismo a rinchiuderci dentro gli uomini e poi lasciargli vedere piccole porzioni di blu, i flussi marini in lontananza, la linea dell’orizzonte che non avrebbero più toccato, un braccio allungato fuori dalle sbarre a salutare l’infinito. Colonie penali e vecchi racconti di contrabbando e pirateria e tesori nascosti su spiagge lontane e le mappe strappate dell’illusione per ritrovarli.

Riflessi di luci e voci che diventavano più forti e confuse e le passeggiate con Sabine sotto le stelle e la notte che ci avvolgeva e poi i risvegli in cui non sapevamo più chi eravamo, perché questo mondo è un mistero e a nessuno dovrebbe mai essere concesso il fuggente potere di svelarne l’ingannevole essenza. 


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