giovedì 1 novembre 2012

Amsterdam #6



Era uscito presto, aveva fatto una passeggiata lungo i canali e si era diretto verso rembrandtplein, si era seduto su una panchina, si era arrotolato una sigaretta e aveva fumato, ormai aveva quasi settant'anni, ma non riusciva ad abbandonare le sigarette. Per circa venti anni aveva lavorato come marinaio, quando era più giovane. Poi si era sposato, aveva avuto dei figli. Sua moglie era morta. In poche righe si potevano riassumere le linee generali di una vita? Si può parlare di qualcosa di così vasto e inarrestabile e continuo con poche parole? Cerchiamo di dare un’idea, uno spunto, un modo per inquadrare questo uomo, per vederlo camminare, i suoi capelli bianchi, la borsa con alcuni giornali che porta con sé. Lo vediamo seduto che fuma. Mentre intorno ci sono molti ragazzi e ragazze più giovani, sdraiati sul prato della piazza che giocano alla vita, giocano con il tempo e con tutto quello che ancora dovranno affrontare.
C’è un momento in cui ti ritrovi davanti all’abisso. Lo vedi maestoso davanti a te. Puoi voltargli le spalle, puoi caderci e andare sempre più in profondità, puoi imparare a volare, fare un passo e guardarlo dall’alto, in tutta la sua bellezza.
Quando sua moglie era morta si era cacata addosso, succede spesso che prima di morire i muscoli dell’intestino si rilassino e la merda esca fuori. Quell’odore di merda era così forte mentre lui piangeva stringendole la mano. Come si può vivere per tanti anni con una persona e poi doverla lasciare andare via? I morti rimanevano nel cuore dei vivi ma a volte la vita usciva dal culo di chi se ne andava e la cosa non appariva più così romantica, ma molto brutale e beffarda. Non aveva avuto il coraggio di pulirla, era rimasto con quel tanfo di merda e la sua mano ancora calda nella sua. Non sapeva per quanto tempo. Poi qualcuno, non ricorda chi, forse uno dei suoi figli, l’aveva trovato, l’aveva accompagnato in un’altra stanza e aveva fatto quello che doveva fare.
Finita la sigaretta continuò la sua passeggiata. risalì lungo alcuni canali e arrivò al red light district. Entrò dentro un sexy shop, quello in cui andava sempre. Salutò la commessa che gli fece un sorriso. Poi scese nella zona dei dvd. Seguì uno scaffale, poi un altro, poi si sedette su uno sgabello. Posò la borsa accanto a lui e iniziò a tirare fuori i dvd, per vedere se c’erano nuovi arrivi.
C’era scritto SHIT sul cartellino accanto alla sua testa. Quattro scaffali pieni. Sorrise e continuò, in silenzio, la sua ricerca.

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