domenica 23 dicembre 2012

Amsterdam #13



Avevano sistemato un divano proprio davanti al canale, davanti alla loro casa e si erano seduti a bere birra e rollarsi sigarette di tabacco, avevano mandato un ragazzo a comprare qualche grammo di doppiozero e cheese e intanto aspettavano la sera, perché ci sarebbe stata una festa su uno dei barconi poco lontani e tra un paio di settimane sarebbero di nuovo iniziati i corsi e lui era seduto vicino ad una ragazza che gli piaceva, una ragazza tedesca, aveva capelli rossi corti e un tatuaggio lungo il braccio destro e adesso lei aveva posato la testa sulla sua spalla e lui poteva sentire l’odore dei suoi capelli e stare tranquillo e fumare la sua sigaretta di tabacco. E pensava al seminario che avrebbe dovuto seguire tra qualche giorno, prima dell’inizio dei corsi, un seminario di antropologia sulla sciamanesimo e intanto i capelli della ragazza erano così morbidi che si chiedeva che senso avesse pensare allo studio quando la dolcezza di quei capelli era un richiamo verso un mondo diverso, una dimensione personale e unica, quella dell’amore e dei baci e delle carezze e allora allungò la sua mano verso quella della ragazza e iniziò a giocare con le sue dita e lei si lasciava sfiorare, in silenzio, senza dire nulla, con la testa appogiata sula sua spalla. Ogni tanto il sole usciva fuori dalle nuvole ed il cielo era azzuro, in quelle parti in cui non c’erano le nuvole e la luce illuminava le finestre e gli occhi di altre ragazze e i turisti passavano dietro di loro e si dirigevano verso il red light district e lui diede un sorso alla sua birra e pensò che alcune persone finivano per impazziare, arrivate ad un certo punto, il punto di rottura e andavano in giro con buste con dentro le cose più impensabili e grandi stereo a cassette senza avere le cassette e tenevano in bocca mozziconi spenti di sigarette che succhiavano nel disperato bisogno di assumere nicotina e quelli che parlvano da soli e quelli che si masturbavano dentro i tram, di nascosto, osservando piedi e sbirciando sotto le gonne e c’era la musica degli anni ottanta, dark, con sintetizzatori e giri insistenti di basso e si mise gli occhiali e chiuse gli occhi e le sue dita si strinsero ancora più forte con quelle della ragazza e la notte prima aveva fatto un sogno, c’era una ragazza, un’altra ragazza, con cui era stato a scuola, prima dell’università e alcune volte si erano baciati e avevano passato un anno praticamente vedendosi tutti i giorni, pranzavano insieme, parlavano, si raccontavano cose  e lei  stava con un altro ragazzo e quindi il loro era un rapporto senza sesso e si divertivano a camminare e a scherzare, poi un giorno qualcosa si era rotto e non si erano più visti e nel sogno questa ragazza gli diceva, abbracciandolo, stai con me, stai con me e lui aveva avuto voglia di rivederla, ma non sapeva dove cercarla e intanto un ragazzo era tornato con l’erba e lui aveva rollato una canna e l’aveva passata alla ragazza tedesca e lei aveva fumato, sorridendo, i suoi occhi erano verdi, un raggio di luce li stava illuminando, lui pensò che la felicità, a volte, poteva essere reale.

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