martedì 23 settembre 2014

Le vent se lève!... il faut tenter de vivre


alcune volte non c’era nulla da dire e sarebbe stato meglio rimanere in silenzio, altre volte ci prendevamo per mano e camminavamo su una spiaggia solitaria o in un parco o tra le strade affollate di città sconosciute, c’era la sensazione nitida e precisa di una forma, mentre l’abbracciavo, una forma mentale che il suo corpo mi trasmetteva, quella forma era una parte di me e mi mancava, avevamo lo stesso cuore e modi diversi per esprimere i nostri sentimenti e per chiederci l’amore e per quanto tentassi di renderla felice mancava sempre qualcosa, qualcosa di essenziale, di semplice e complesso, di lucente e oscuro e la vedevo andare via triste e silenziosa e in quei momenti sentivo dentro il mio cuore un sentimento così grande, la voglia di seguirla e abbracciarla e tenerla stretta e non lasciarla più e altri giorni e altre notti e la sensazione di qualcosa che non volevo e poi quella di non poterla lasciare e i momenti di quiete e le delusioni e i sogni che ho infranto, la crudeltà dei miei gesti, delle mie parole, degli sguardi e tentavo, tentavo di farla felice e lei mi trascinava giù e cadevo insieme a lei e nelle lacrime, nelle strette del cuore, trovavo ancora quell’unione e quel sentimento tornava ad essere unico ed impetuoso e piangevamo, abbracciati e il suo corpo era di nuovo quella forma nella mia mente e poi mi allontanavo ancora, per tornare a cercarla, l’avevo fatta prigioniera ed era una gabbia che rinchiudeva anche me, a volte cerchiamo di amarci senza lasciarci ferite, a volte - il suo sguardo in una chiesa, uno degli sguardi più belli e profondi e lucenti che abbia mai visto e non c’era nessun dio ad aspettarmi, nessuna unione, nessuna cerimonia, cercavamo una via di uscita e un modo per non perderci, non ho il coraggio di dirti addio, non l’ho mai avuto.

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