lunedì 13 ottobre 2014

freewheelin' #13

il sangue scorreva lungo il collo del ragazzo arabo, respirava in maniera accelerata, il battito del suo cuore rimbombava tra i palazzi arancioni della piazza, si era avvicinato ad una bicicletta e aveva preso una catena, poi era corso a cercare chi gli aveva spaccato una bottiglia sul collo. Gli altri ragazzi sciamavano per le stradine intorno alla piazza, andavano e tornavano, nascondevano le loro sostanze, poi si sedevano, parlando, fumando una sigaretta, poi di nuovo in piedi, le domande di rito - tutto a posto? erba bello? - qualcuno comprava, altri declinavano l’offerta, il gioco era con la polizia, le macchine azzurre passavano lente nella piazza, ogni tanto, nessuno scendeva dalla macchina, un lento ed inutile giro, poi tutto tornava come prima.

Il suono animalesco dei tamburi, la lingua rosa di un africano che saettava tra le sue labbra mentre creava ritmi tribali con le mani, le donne impazzite sotto al palco, rapite da un’estasi primitiva.

Vestito da donna mi attendavano alla prima visione di un film a cui avevo partecipato, dentro una caverna le sedie erano sistemate in ordine sparso, gli occhi degli altri che mi scrutavano, cercando di rapire segreti e misteri, camminavo avvolto in una indifferenza magnetica.


Il sole schiacciava i miserabili sull’asfalto, quando le macchine si fermavano li vedevi saltare fuori  dalle loro gabbie invisibili di calore e gas di scarico, poi si lanciavano contro i parabrezza delle auto, pronti a lavarli, gli strumenti luridi e gocciolanti di sapone stantio. Gli automobilisti li cacciavano via con gesti di impazienza, queste mosche alla ricerca di qualche spicciolo, gli automobilisti erano protetti dai vetri dei loro veicoli, comodi sui sedili, con l’aria condizionata che gli accarezzava la pelle del viso, delle braccia e dei coglioni, aspettavano che scattasse il verde per correre verso il nulla che li attendeva, i miserabili tornavano ad accucciarsi, in spicchi sempre più piccoli di ombra, nell’attesa che il semaforo diventasse di nuovo rosso. Era una lotta e loro avevano già perso.

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