il
sangue scorreva lungo il collo del ragazzo arabo, respirava in maniera
accelerata, il battito del suo cuore rimbombava tra i palazzi arancioni della
piazza, si era avvicinato ad una bicicletta e aveva preso una catena, poi era
corso a cercare chi gli aveva spaccato una bottiglia sul collo. Gli altri
ragazzi sciamavano per le stradine intorno alla piazza, andavano e tornavano,
nascondevano le loro sostanze, poi si sedevano, parlando, fumando una
sigaretta, poi di nuovo in piedi, le domande di rito - tutto a posto? erba
bello? - qualcuno comprava, altri declinavano l’offerta, il gioco era con la
polizia, le macchine azzurre passavano lente nella piazza, ogni tanto, nessuno
scendeva dalla macchina, un lento ed inutile giro, poi tutto tornava come
prima.
Il
suono animalesco dei tamburi, la lingua rosa di un africano che saettava tra le
sue labbra mentre creava ritmi tribali con le mani, le donne impazzite sotto al
palco, rapite da un’estasi primitiva.
Vestito
da donna mi attendavano alla prima visione di un film a cui avevo partecipato,
dentro una caverna le sedie erano sistemate in ordine sparso, gli occhi degli
altri che mi scrutavano, cercando di rapire segreti e misteri, camminavo
avvolto in una indifferenza magnetica.
Il
sole schiacciava i miserabili sull’asfalto, quando le macchine si fermavano li vedevi saltare fuori dalle loro gabbie invisibili di calore e gas di scarico, poi si lanciavano
contro i parabrezza delle auto, pronti a lavarli, gli strumenti luridi e
gocciolanti di sapone stantio. Gli automobilisti li cacciavano via con gesti di
impazienza, queste mosche alla ricerca di qualche spicciolo, gli automobilisti
erano protetti dai vetri dei loro veicoli, comodi sui sedili, con l’aria
condizionata che gli accarezzava la pelle del viso, delle braccia e dei
coglioni, aspettavano che scattasse il verde per correre verso il nulla che li
attendeva, i miserabili tornavano ad accucciarsi, in spicchi sempre più piccoli
di ombra, nell’attesa che il semaforo diventasse di nuovo rosso. Era una lotta
e loro avevano già perso.
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