domenica 18 marzo 2018

Llanidloes #9

C’erano sequenze che lo scrittore dimenticava, specialmente la mattina, dopo il risveglio, fra le bianche onde mentali e il rumore d’aria delle macchine, poi le parole lo aiutavano a ricomporre le scene di cui era stato spettatore durante la notte, dalla sua piccola bolla privata, seduto in un angolo, in silenzio per la maggior parte del tempo, con un bicchiere di vino rosso in mano e la piccola pipa da hashish appoggiata sul tavolinetto di legno basso.
C’erano stati dialoghi e drammi alcolici tra Daddy G e Kirsty e i due si accusavano a vicenda di possibili tradimenti e inesistenti scopate, Daddy G stringeva la sua lattina di birra fra le dita fino a stritolarla mentre si lanciava in una serie di funambolismi lessicali, per poi fermarsi un attimo, aprire il portafoglio, tirare fuori una bustina di coca, preparare qualche riga, arrotolare una banconota, tirare, rimettere tutto dentro, riordinare per quanto possibile i pensieri e partire di nuovo alla carica, Kirsty afferrava e rilanciava le parole che le arrivavano addosso, trasformandole in uno schiaffo verbale, sapeva quali punti toccare e ci sapeva giocare molto bene, alcune volte era venuta da me e Bea con un occhio nero, qualcosa la aveva colpita, molto probabilmente un pugno, quasi sicuramente partito dalle dita chiuse di Daddy G.
Kirsty era arrivata verso le cinque, con il suo portatile, si era rollata una sigaretta di hashish e io avevo preparato da bere, tre gin tonic, per me, lei e Bea. Poi li avevo portati nella stanza dove le due donne erano sedute e stavano chiacchierando, li avevo posati sul tavolo e mi ero sistemato sul divano. Kirsty aveva questo nuovo lavoro come dominatrix on line e la cosa sembrava piacerle, ci aveva mostrato un video di un suo cliente che si infilava un cetriolo nel culo, non ero rimasto scioccato più di tanto, avevo visto cose ben peggiori (o migliori) quando avevo lavorato come addetto al montaggio per la BlackBombay di Birmingham. Comunque la sessione era andata a buon fine e il cliente era rimasto soddisfatto, aveva usato del ketchup come lubrificante, ispirato dall’imitazione del sangue mestruale femminile e si era divertito con il suo cetriolo, mentre Kirsty lo umiliava verbalmente. Le ho chiesto se avesse bisogno di storie e che ero interessato a scriverne alcune (avevo anche lavorato come addetto alla sceneggiatura), lei mi ha risposto che se fossero state buone avremmo potuto dividere gli introiti al cinquanta e cinquanta.
In un paio d’ore abbiamo finito la bottiglia di gin e poi siamo andati al ristorante indiano per prendere un po’ di cibo take-away. Intanto Daddy G era in qualche pub a sbronzarsi con Ken e aveva iniziato a tempestare Kirsty di chiamate in preda a paranoie causate da chissà quale droga. Tornati a casa ci siamo messi a mangiare e a bere qualche birra, ero alquanto ubriaco e divoravo il cibo in preda ad una fame irrefrenabile, ingurgitando grandi cucchiaiate di curry e buttando giù sorsate di stella artoise. Dopo un po’ ci hanno raggiunto Pam e Carl, fuori era quasi notte, anche loro erano già notevolmente ebbri e Carl ha iniziato un lungo monologo sulla necessità di un ultimo grande party a Babylon e che tutti dovevamo essere presenti (e naturalmente assumere sostanze) per celebrare un periodo che sembrava stesse per chiudersi in attesa che ne iniziasse un altro non meglio definito. Carl era completamente preso da quello che stava dicendo e gesticolava senza sosta e con un colpo della mano ha fatto volare il suo bicchiere di vino sul tappeto, conferendo così nuove tonalità di rosso a quelle leggermente sbiadite del tessuto, qualcuno è arrivato con del sale (Pam?) che prontamente ha fatto cadere per tutta la stanza e non solo dove era strettamente necessario, io osservavo senza proferire parola dal mio angolo, il flusso dei dialoghi e delle azioni degli altri era così scorrevole e perfetto che mi limitavo a lasciarmi trascinare senza interferire.
 Ad un certo punto Pam si è alzata, ci ha abbracciato e se ne è andata, dopo pochi secondi dalla porta sono entrati Daddy G e Ken e si sono seduti al tavolo. Ken ha finito quello che restava del curry e Daddy G ha subito cominciato a parlare con Kirsty, con Bea come giudice della loro discussione. Continuavo a rimanere seduto per terra e le parole stavano iniziando a sfuggire alla mia comprensione, non so per quale motivo Carl si è tirato su dal divano e si è messo a discutere con Daddy G a proposito di Kirsty, dicendo che era velenosa e che stava rovinando la loro amicizia, le voci sono diventate più frenetiche e anche la velocità delle battute, poi Carl in preda ad un attacco di rabbia ha preso il tavolo e l’ha scaraventato in aria, fortunatamente non c’era più cibo sopra (Ken aveva ripulito tutto) ma un paio di lattine erano ancora piene e così anche alle pareti della stanza sono state aggiunte nuove sfumature giallastre e un tocco di schiumosa psichedelia. Bea si è incazzata sul serio, ha preso Carl e l’ha sbattuto fuori di casa, continuando a parlare in maniera furiosa con lui per strada. Ken si è venuto a sdraiare sul tappeto vicino a me e in pochi minuti si è addormentato, Bea è tornata, ha stappato un'altra lattina di birra e ha cominciato a chiacchierare con Daddy G, Kirsty era seduta sul divano, dove prima era Carl, in silenzio, gli occhi rossi e il computer acceso, forse in attesa di collegarsi con il suo prossimo cliente.
La porta si è aperta all’improvviso e Carl è entrato urlando, ha preso una sedia e l’ha scaraventata sul pavimento, poi lui e Bea sono usciti di nuovo fuori, con lei ancora più incazzata di prima. Al suo ritorno abbiamo fumato un paio di canne e ci siamo rilassati, Ken aveva iniziato a russare, gli altri parlavano di quanto era successo, erano quasi le due di notte e fuori dalle finestre le ombre degli alberi ci guardavano stupite, frusciando sorridenti in lievi applausi d’argento.


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