E ogni cosa iniziava a confondersi di nuovo, le emozioni, i sentimenti, le lacrime, le risa, le erezioni, le carezze, le parole e i silenzi - L’aeroporto di Malaga e il primo abbraccio con Sara, il primo sguardo e già i nostri occhi erano umidi e il viaggio in macchina fino a Orgiva e poi la sera che appare, improvvisa, come se nessuno la stesse aspettando, con i profili delle montagne, delle colline, ormai così familiari, forme e colori, solo forme e colori, senza più nomi, erano stati questi gli insegnamenti dell’acido e poi la casa, con il suo respiro, i quadri, il nuovo divano, la stanza da letto, dove dormire, intrecciarsi, amarsi, piangere, dove dichiarare poesie, dove innescare le nostre tragedie, aprendo ferite, sentendone il dolore, la sua eco, possedendoci ancora, scambiandoci la pelle e l’anima e quello che esiste in ogni distanza che ridiventa contatto - E i ragazzi in un angolo di un palazzo a Motril, nel quartiere arabo, prima che arrivasse la notte e noi avevamo caricato un materasso sul tetto della macchina, perché ci fossero altri luoghi dove addormentarsi e sognare, perché l’universo si rivelasse ancora dentro di noi, nei respiri, sotto le palpebre, come se le stelle non fossero altro che il riverbero dei tuoi occhi, quando ti svegliavi e ti baciavo perché non sapevo fare altro e poi le tue domande da bambina e gli attimi di violenza e il tempo che diventava veloce e a cui io non sapevo come stare dietro, seguendo il passo rallentato dei battiti del mio cure e i bicchieri di vino e le risate e i personaggi idioti che inventavo per alleggerirti l’anima e mi accorgo solo ora di quanto Roma fosse diventata solo un luogo di fantasmi, di memorie, di momenti svaniti che non sarebbero più ritornati, c’erano i miei genitori, c’era ancora la mia infanzia, da qualche parte, nella luce delle strade, nelle stanze della casa dei miei nonni, pranzavo spesso con mia madre e bevevamo vino e lei mi sembrava come sospesa nel tempo e poi c’erano frammenti, attimi in cui la vedevo come se stesse per svanire e questi fotogrammi si imprimevano nella memoria, in quella futura e più di ogni altra cosa potevo vedere quello che aveva dentro e quanto di esso mi appartenesse e poi ero ancora nel pueblo e mi sembrava di tornare al presente anche se non capivo bene quale fosse e poi sarei partito un’altra volta per tornare indietro anche se ogni direzione non aveva più nessuna importanza, era un lento sciogliersi nei misteri della vita, a cui avevo smesso di oppormi, perché fosse la sua meraviglia quello di cui avrei potuto parlarti e la saggezza che essa racchiude e l’amore che tutto permea e fa palpitare e l’infinito di quello che siamo e mai capiremo di essere.
martedì 2 agosto 2022
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freewheelin' #82
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