giovedì 20 settembre 2012

industrial #10


Pensare come un ragno, arrampicandosi sui muri. Le ragnatele bluastre a collegare i pensieri in una rete di intuizioni febbrili, scoprire le tue prede mentali avvolte in bozzoli di paranoie, intrappolate, rinchiuse, le prede finiscono per morire ma sono la tua unica fonte di alimentazione. Pensare come un ragno, saltare nel vuoto rimanendo aggrappato ad un unico filo, un unico pensiero, per salire o scendere, per cambiare i piani prospettici, un filo da cui partono altri fili, un pensiero da cui partono altri pensieri, geometriche strutture, esagoni, ottagoni, lati sempre più brevi, la ricerca dell’infinito, di dio, della circonferenza bianca, l’alchimia descritta negli antichi libri di Hassan-I-Sabbath.
La pillola gialla mi dondolava sulla lingua, mentre ero seduto all’interno di una stanza piena di cavi elettrici amputati, buchi nelle pareti annerite, pezzi di vetro impazziti sul pavimento, feci scendere la pillola lungo la gola, un viaggio sicuro fino allo stomaco dove si sarebbe sciolta. Il rapido cambio delle prospettive, le pareti ruotavano secondo i miei comandi mentali, mantenevo sempre una posizione eretta, ero il centro di gravità di quella visione, di quel mondo, potevo camminare da una parete all’altra, senza cadere, un insetto, un ragno che esplora il suo territorio, mi masturbai davanti alla corolla carnosa di un fiore tropicale rosso. Dalla punta del mio pene esplosero ragnatele bluastre che si appiccicarono sulla corolla del fiore, colando poi dentro i pistilli.
Ridiscesi al suolo, i cavi elettrici amputati si rigeneravano, come code di lucertola. 

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