venerdì 7 settembre 2012

industrial #8


Tempi e spazi in frantumi. Un’immagine mentale, un frame mentale, un fermo-immagine mentale proiettato su una lastra di vetro ancora intatta. Un’immagine casuale, non elaborata, della vita passata. Proiettata su una lastra di vetro. La lastra viene frantumata, sul pavimento di cemento screpolato, i frammenti di vetro si spargono senza fare rumore in strutture caotiche. Lo studio della teoria e la negazione della pratica. L’uomo si chinò verso i frantumi e li raccolse a mani nude, dai tagli provocati sulla pelle usciva una sostanza elettrica. Ricomporre i frammenti per tornare all’origine, all’unità iniziale di quello spazio e di quel tempo casuale. 
La parola era un virus, sosteneva il vecchio Lee. L’immagine era un virus. Una rapida riflessione sui mezzi di comunicazione moderni. Gli uomini e le donne di quel tempo non capirono in anticipo la pericolosità e la nocività dei portatili, dei palmari, dei computer, degli schermi. Ogni parola e ogni immagine percepita come notizia era un virus che infettava il cervello, obbligando la mente a una connessione delle sinapsi su eventi mondiali e globali del tutto inventati. L’informazione era continua, incessante. La moltitudine di informazioni era un bombardamento continuo sulla mente. Paranoie politiche, sociali e religiose. Dipendenza dal consumo, dall’immagine del consumo. Ossessione pornografica per il dettaglio. 
Nella Fabbrica gli operai erano connessi alle macchine tramite stimolatori sessuali. La loro energia era assorbita dalle macchine per il loro funzionamento. Lo sperma veniva tenuto all’interno dei testicoli degli operai per una settimana e poi veniva estratto. In quel momento si toccava l’apice di produzione energetica. Gli operai venivano stimolati tramite l’assunzione di pillole sperimentali, scariche elettriche, strumenti plastici e vegetali. Lo stato di tensione erotica prodotto nel corpo veniva trasformato in energia per le macchine. La produzione di nuovi farmaci, sperimentati sugli stessi operai. Nuovi mondi, nuove percezioni. Ennesime dimensioni spazio-temporali da esplorare. 
La carne non era più un limite. La materia era stata sezionata e analizzata. Diversi piani temporali potevano coesistere nella stessa immagine. Il corpo di una donna racchiuso in una sfera di vetro illuminata. Le emozioni erano state riprodotte e trasformate in impulsi elettrici. Gli schermi proiettavano immagini pornografiche a 48 fotogrammi al secondo, le colonne sonore mandavano messaggi in basse frequenze che lavoravano direttamente sulle parti atrofizzate del cervello, nel tentativo, a volte riuscito, di risvegliarle. 

L’uomo prese la pistola e se la puntò alla tempia. Fece fuoco. Freddo silenzio dell’aurora del mondo. 

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