mercoledì 28 maggio 2014

Santiago #10


Il teschio camminava fra le persone, il volto tatuato, il cranio dipinto di rosso, un’enorme medusa girava sull’asfalto, i suoi filamenti psichedelici brillavano nell’aria, gli spruzzi d’acqua, le bolle di sapone, dai colori liquidi, salivano verso il cielo, sulle colline sventolavano bandiere aliene, i vessilli dimenticati di antiche civiltà scomparse; davanti ad un totem composto da casse musicali gialle, alcune persone ballavano al ritmo della musica reggae e dub, le pulsazioni cardiache del basso, i capelli rasta e le piccole pipe di ceramica in cui alcuni ragazzi fumavano marijuana, nel sogno avevo incontrato L. e avevamo camminato nelle aule della nostra vecchia scuola, avevo parlato con delle persone degli effetti dell’acido lisergico, mi avevano detto che potevo comprarlo da un somalo ma non mi fidavo, A.  mi aveva portato una piccola quantità di una sostanza misteriosa che ancora non avevo assunto, per le strade di Santiago cercavo di comporre mappe mentali senza grandi risultati, i colori e i suoni delle parole, ho comprato un charango per mio padre, i murales suoi fianchi dei palazzi si muovevano inaspettatamente, le nuvole, nel cielo, erano vaghi ricordi di un tempo perduto, Teresa si chiedeva perché non le parlassi, non mi guardava ancora negli occhi, quando si fosse creato un contatto visivo avrebbe capito che non c’era bisogno delle parole, potevo esprimere tutto attraverso lo sguardo, era così semplice, in realtà, dirsi qualsiasi cosa, le nostre essenze trovavano la loro espressione più pura nel punto esatto in cui finivano le normali forme di comunicazione verbale.

1 commento:

  1. "quando si fosse creato un contatto visivo avrebbe capito che non c’era bisogno delle parole, potevo esprimere tutto attraverso lo sguardo, era così semplice, in realtà, dirsi qualsiasi cosa"......magari fosse cosi semplice, ma purtroppo non abbiamo poteri telepatici...se aspetti troppo a dire la parola giusta si puo fare troppo tardi

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