domenica 14 gennaio 2018

London #6

La prospettiva della cucina oltrepassava la parete che la divideva dall’esterno e i suoi lati immaginari diventavano i limiti di un giardino segreto, nascosto alla vista, un’oasi di luce e alberi e foglie e fiori che l’aria attraversava e rendeva viva e dove ogni molecola e ogni punto d’infinito erano nitidamente rappresentati nella riproduzione mentale di questa illusione ottica. Alcuni artisti si proponevano di alterare i sensi attraverso droghe floreali per procurare visioni metropolitane ai visitatori delle loro gallerie psichiche. Non c’era più bisogno di supporti materiali, era la mente stessa a diventare creazione nelle possibili forme di ogni sala cerebrale, andare avanti e tornare indietro, cancellare e dimenticare, linee di tempo instabili, curve e iperboli, i giovani matematici chiacchieravano a velocità supersoniche bevendo caffè alla mescalina e analizzando echi di teorie ancora troppo complesse per essere elaborate.
Dopo ogni pausa, ogni spostamento, lo scrittore vedeva le proprie pagine sotto punti di vista diversi, i suoi e quelli dei suoi doppi, c’era una moltiplicazione di voci, a volte dietro i muri, negli oggetti, nei profili vibranti di vivide allucinazioni, qualcuno gli aveva suggerito che invecchiando i colori diventassero meno brillanti, lui era rimasto silenzioso, anche se avrebbe voluto aggiungere che non sempre questo era vero, che la meditazione, la trascendenza o più semplicemente l’ingestione di una goccia di acido lisergico avrebbero di nuovo ripitturato il mondo con l’essenza cromatica stessa di ogni singolo atomo della giovinezza.

Le pareti del bagno erano bianche e i pavimenti immacolati, riflessi di divinità indiane ai bordi dello specchio, la pelle blu, il cazzo in erezione, le stampe di ragazze nude in una vasca da bagno, le promesse sussurrate dalle bocche senza denti dei mercanti di gloria, i rintocchi digitali di una campana inesistente, segmenti di ore, frammenti di minuti, schegge di secondi, il rumore crepitante dei tacchi sulle assi di legno, il fermo immagine di un uccello in volo, i flussi di persone in movimento lungo le strade, i nuovi attentati, l’orrore e la morte, lo sguardo scambiato con un poliziotto alla stazione dei pullman, i doni anfetaminici dei marciapiedi, i monaci in preghiera nascosti tra le siepi, le superfici che riflettono, modificano e poi si sciolgono in liquide eiaculazioni, lei che conta da dieci fino a zero, i guanti di pelle nera, un uomo che dice di aver letto i tuoi libri, seduti in una stanza che le ombre abitano da anni, le estati che avevi dimenticato, il silenzio della mattina, la pioggia di luce del tuo ultimo orgasmo.

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