sabato 10 novembre 2018

Artist Valley #13

Abbiamo un problema con i rumori di fondo, disse Richie, il continuo lappare di Jasper the dog ricorda troppo il suono di una fica che viene leccata e crea vibrazioni dissonanti nella mente dello scrittore, possiamo risolvere il tutto nella colonna sonora, disse Mark, usando qualcosa della fine degli anni sessanta, tipo rock psichedelico, ho un’idea migliore, aggiunse Toby, perché non mixare la musica e il cane e inserire immagini pornografiche che suggeriscano nuovi significati? Vedremo, disse a bassa voce il produttore, dando una lunga tirata al suo enorme sigaro.
Erano svaniti i sogni e le case e i momenti dell’infanzia e del sole e del calore nel corpo, le voci della sera, le rondini veloci nel cielo, i visi familiari, le reti di protezione con cui qualcuno ti aveva avvolto con la paura che questo mondo fosse troppo diverso da te, ti sarebbe servito molto coraggio durante gli anni dei cambiamenti e ogni cosa sarebbe poi scomparsa per riaffiorare in immagini mentali, in quel vasto oceano che è la memoria, maree di ricordi, volti che prendevano forme ormai dimenticate, scenari metafisici, vuoti e spazi narrativi che lo scrittore avrebbe riempito nelle sue notti insonni, seduto in una piccola stanza, a raccogliere parole da angoli e fessure, interi libri mai scritti, intere biblioteche disposte in infinite linee di fluida immaginazione.
Camminavo con Mark lungo i sentieri di esperimenti ambientali e scientifici, utopie naturalistiche e comunità lisergiche estinte, chi erano stati i fondatori? Dove erano finiti? C’era una foto attaccata ad una delle pareti di legno di una piccola casa, scattata ancora prima che la sua realtà fosse cambiata e ricostruita, c’erano progetti che appartenevano all’ordine dell’illusione e qualcuno che si sforzava costantemente di unire atomi in strutture molecolari che divenissero visibili e perciò concrete, Mark mi raccontava alcuni fatti mentre la voce di Garry aleggiava nell’aria, uscendo fuori da qualche altoparlante sistemato fra gli alberi, abbiamo sperimentato il cinema nascosto, diceva Mark, le persone volevano un’esperienza che fosse totalmente immersiva, non gli bastava più guardare,  volevano sentire, essere parte, oltrepassare lo schermo e diventare luce in movimento, poi siamo passati al cinema proibito e qualcosa è andato storto e non siamo stati più in grado di controllare quello che avevamo intenzione di fare, alla fine ho deciso di mollare tutto e me ne sono andato a vivere fra i boschi e non ci sono stati più fotogrammi a cercarmi, produttori psilocibinici sempre sul punto di cambiare colore, le giornate sono lente adesso e io non ho più fretta di andare in nessun luogo. 
Siamo tornati nella stanza centrale di un basso edificio, abbiamo preso da bere e ci siamo seduti ad un tavolo, continuando a parlare. Oltre le vetrate alla nostra sinistra c’era una specie di giardino zen minimalista, con le pietre e l’acqua e l’idea che nulla fosse destinato a durare.

Penso che dovremmo tentare, dissi a Mark, un ultimo spettacolo, prima che le fondamenta di questo mondo inizino a tremare.

Nessun commento:

Posta un commento

freewheelin' #82

  Le notti diventavano più brevi e il sonno si popolava di sogni e fra le loro storie c’eri anche tu, il tuo volto e il tuo corpo ma non i t...