sabato 24 novembre 2018

freewheelin' #42

Infiniti movimenti elicoidali per trasformare i flussi delle maree in energia elettrica, progetti sussurrati in prismi di luce perché le interpretazioni possano diventare codici del futuro, assassini su tappeti di note fiorite, enormi carghi solcavano le onde dell’oceano per trasportare barili di olio e miele, pece e oppio, le foreste che si estendevano lungo i confini onirici fra Zambia e Mozambico, gli studi di biologia marina e gli squali dalle fauci taglienti come arcobaleni carnivori, scie di sangue, sottofondi musicali da osservare attraverso vetri appannati, ambigue composizioni epidermiche, tavoli di legno che ruotavano in direzioni antigravitazionali, sciogliete le briglie, gridavano impazziti gli attori sul palcoscenico desolato della loro follia, non abbiamo più bisogno di architetti e ingegneri, le prossime rivoluzioni industriali le faremo a cazzo dritto, rispondevano uomini mascherati dietro un sipario ancora da strappare, poi gli inni di gloria che i soldati cantavano nelle estenuanti marce notturne, le finestre che nessuno aveva più aperto, i romanzi in fiamme, scatole craniche e fucilazioni iperboliche, i funambolismi lessicali e visivi delle avanguardie storiche appesi ad asciugare su fili di ragnatele scismatiche, le troie dai tacchi a spillo che applaudivano parate falliche di subdoli simboli del subconscio, il rumore del vento sulle spiagge desolate, i giorni, i mesi e gli anni che sono stato lontano da te, cercavo ancora di raggiungerti, in un modo o nell’altro, cercavo ancora di abbracciarti fra una sconfitta e un suicidio di emozioni sintetiche, scivola lento questo tramonto di seta, sulla la tua pelle che vibra in frantumi di nudo splendore.

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