mercoledì 13 febbraio 2019

Aberystwyth #14

Il posto che preferivo per scrivere era il Wetherspoon, il pub della stazione, di solito ci andavo di primo pomeriggio, ordinavo una pinta e poi mi sedevo in un angolo con il mio taccuino nero, vicino ad una delle porte d’ingresso, quella che dava sui binari, tiravo fuori la penna e la posavo sul tavolino, poi attendevo che loro arrivassero, le parole, le mie dolci amiche, mi sembrava di essere in un acquario, dal cui interno potevo osservare la vita che scivolava al di fuori, i volti delle persone che nascondevano storie che aspettavano solo di incontrare la mia fantasia, poi le mie dita le avrebbero trasformate in segni sul taccuino nero, in una danza ossessiva di frasi immaginarie. C’erano frammenti di discorsi e persone in piedi, in attesa che i treni arrivassero e partissero e il corpo di Claire, la sera precedente, mentre aveva iniziato a comunicare con me attraverso i suoi movimenti, era un linguaggio di seduzione che capivo perfettamente, mi bastava guardarla e percepivo che la faceva piacere essere all’interno del mio sguardo, come fosse l’inquadratura di un film di silenzioso erotismo, un documentario di emozioni private e personali e poi mi raccontava delle esperienze che aveva avuto con l’Ayahuasca, quando era poco più che ventenne, in un villaggio nelle foreste peruviane, c’erano due circoli separati, uno di uomini e l’altro di donne, il secondo che preparava la bevanda, poi l’effetto purgativo e lei che si trascinava da qualche parte per vomitare, mentre enormi pipistrelli volteggiavano ovunque, le visualizzazioni sonore psicotrope, sfere volanti, esperienze che, capivo bene, era alquanto impossibile descrivere in maniera logica, lo stesso problema linguistico si muoveva da qualche parte nelle speculazioni matematiche di Paul, mentre cercava di chiarire a sé stesso ipotesi sull’infinito e sui punti limite sulla superficie di sfere di pura astrazione, forse le stesse che Claire aveva visto rotolare nell’aria verso di lei, il gruppo di antropologi di cui anche il marito faceva parte che continuava i propri esperimenti con sostanze enteogeniche in nome di un’idea di ricerca che se ne fotteva altamente di qualsiasi interpretazione accademica, c’era l’accesso diretto a stati alterati di coscienza  e comprensione e canti e percussioni nella giungla che sarebbero stati in grado di svelare la realtà più dettagliatamente delle migliaia di libri scritti dai Culi Pesanti seduti nelle aule universitarie davanti a puttanelle (come quella asiatica alla mia sinistra, tacchi alti e gambe accavallate, eterna distrazione) dalle gonne corte e dalle unghie affilate. Prime ombre della sera, anticipazioni oniriche di quello che verrà,  abbiamo imparato che ogni giorno può essere l’ultimo, dobbiamo muoverci velocemente, il prossimo treno potrebbe essere il tuo, tieniti pronto, il domani appartiene all’ignoto.

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