sabato 23 febbraio 2019

Fachongle Isaf

La luna era rossa, allineata con Castore e Polluce, iscrizioni zodiacali in punti luminosi sui neri papiri dell’infinito, il piccolo fuoco brillava sommesso accanto alle nostre gambe incrociate, Emma e Justine cantavano, a bassa voce, quando John ci ha raggiunto e si è seduto vicino a noi. L’eclissi è passata in un tempo che non era più ordinario e strati di nuvole hanno velato il cielo e Emma ha suggerito di mangiare una manciata di funghi magici e l’alba si è affacciata ad est, rosea e lieve e allora ci siamo alzati e siamo andati nella capanna di John e lui ha messo altra legna nella piccola stufa di ghisa e Emma ha cominciato a preparare la colazione, eggs on toast e caffè nero, mi sono sistemato per terra, John mi ha passato un paio di cuscini, poi si è messo a spiegarmi la struttura della sua capanna, tre ennagoni sovrapposti che creavano tre spazi da sei lati ciascuno che ricordavano un trifoglio, John mi diceva che era stato ossessionato da pentagoni ed esagoni (il primo rappresentava la fisionomia femminile, il secondo quella maschile) quando era stato giovane, probabilmente a seguito di qualche esperienza lisergica, avevo pensato dentro di me, vedendoli ovunque e realizzando oggetti e progetti con quelle forme. Dopo aver dato un sorso di caffè dalla sua tazza e aver acceso una candela John si è messo a discutere con Emma e io sono rimasto in silenzio ad ascoltarli e guardarli, soprattutto Emma, la sua presenza mi era così familiare, come se la conoscessi da tanti anni e invece ci eravamo visti solo un paio di volte, riuscivo a comprendere alla perfezione i suoi gesti, a leggere i suoi sguardi, a indovinare i suoi pensieri. La prima volta che l’avevo vista, diversi mesi prima, era stato durante una cerimonia della mezza luna, in cui avevamo assunto peyote e ancora avevo nitide, nella mia mente, le immagini di lei che parlava, l’enorme sigaro di tabacco fra le mani, dentro il teepee, i primi raggi del sole nascente che le illuminavano il volto e ogni suo movimento aveva un’antica bellezza, un’arcana perfezione, ed è quello che le ho detto, prima di abbracciarla e salutarla nel parcheggio della spiaggia di Mwnt, mi ricordo così vividamente di te, le ho sussurrato, in quel mattino di parole e preghiere e luce e speranza improvvisa.

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