venerdì 17 gennaio 2020

Granada/Cymru

Mulini a vento stilizzati in strutture a tre eliche, verticalità plastiche e anamorfiche, le verdi distese degli ulivi in linee parallele, gli speroni bianchi, las haciendas, i piccoli balconi di ferro battuto, invasioni mentali islamiche, gli stretti vicoli de El Albacìn annodati fra loro, un giovane ragazzo cerca di vendermi dell’erba, le visioni notturne di Tangeri, le porte misteriose nel buio delle stradine e gli occhi luccicanti di porpora al loro interno - ho bevuto un pò di vino rosso sull’aereo e Samara ha appoggiato la sua testa sulla mia spalla e nel momento in cui stavo entrando nel mondo onirico il pilota ci ha fatto atterrare (non in quella realtà, purtroppo) e quando le ruote hanno toccato terra sono rimbalzato fuori da qualsiasi posto mi trovassi e mi sono ritrovato ad occhi aperti sul sedile, le luci delle città viste dall’alto ancora mi pulsavano nelle iridi, punti arancioni e giallastri in composizioni geometriche, miniature futuriste di codici aztechi mai scoperti, quelle immagini ad alta definizione erano ancora presenti nella sala  privata della mia memoria visiva, poi, un altro film è stato proiettato nelle autostrade della psiche, una macchina sfrecciante nella notte, Dave guidava, io ero sul sedile anteriore destro e Samara era seduta dietro insieme a Nick Taylor, folgorato sassofonista in costumi egizi degli Hawkwind, ormai ottantenne, di ritorno da un concerto e un party di tre giorni a Granada, Dave lo aveva dovuto tenere d’occhio, cercandogli divani dove sedersi e rollandogli canne a raffica, Nick riusciva a malapena a parlare e aveva gli occhi cerchiati di rosso sangue, Samara ha girato uno spliff di hashish marocchino del quale Dave aveva trovato un bel pezzo nascosto sotto un cuscino gonfiabile, quando lo aveva preso dal portabagagli per passarlo a Nick per farlo stare comodo durante il viaggio - la musica correva insieme a noi e ai lati della strada scivolavano scenari industriali sempre sul punto di trasformarsi in ripetizioni caledoscopiche di parcheggi e macchine dormienti, avevo fatto qualche tiro dalla canna e non potevo credere che quel fumo fosse così forte, mi sembra di essere all’inizio di un acid trip, la mia testa ciondolava, mi sentivo sul punto di svanire nel sonno e in quel confine della coscienza l’asfalto e il cemento e le illuminazioni artificiali di insegne, lampioni e segnali stradali si fondevano in intuizioni psichedeliche vorticose e sognanti - poi sono arrivati i boschi e le colline ancora distese nell’oscurità, la macchina curvava, rallentava, cambiava direzione in una personale interpretazione delle mappe sul subconscio, ci siamo fermati davanti a quella che sembrava una casa abbandonata, dopo aver percorso una strada sterrata inventata da chissà quale mente deviata, siamo scesi tutti, tranne Samara e abbiamo accompagnato Nick fino alla porta, dentro c’erano cani che abbaiavano e quando lui è entrato un tanfo di urina mi ha colpito le narici e ho sorriso e gli ho dato il suo sassofono e gli ho stretto la mano, lui non ha detto niente, mi sono girato a guardare il cielo, le stelle erano nascoste, le nostre speranze oscillavano nel tempo, sono tornato in macchina, Samara si era addormentata, da est qualcosa o qualcuno sembrava sussurrare il suo nome.

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