mercoledì 20 gennaio 2021

Scrivere (2009)


- Non ti innamorare.

- E’ la cosa più difficile, almeno per me.

Ti lascio verso le due e mezzo di notte, il calore della tua gamba contro la mia, il tuo volto che si confonde tra le ombre degli alberi e la luce delle stelle, il contatto delle tue dita quando ti passo una canna. Ti bacio sulla guancia e ti auguro buonanotte. Sono abbastanza sbronzo, salgo in camera, mi tolgo le lenti, mi lavo i denti e mi butto sul letto. Passano poche ore e ti incontro di nuovo nei miei sogni, continua ogni cosa, continuano le emozioni, solo che siamo da un’altra parte, non so neanche io dove ma è dannatamente bello vederti anche in questi luoghi, in cui ho viaggiato per anni, perdendomi e cercando vie d’uscita e adesso ci sei tu e siamo soli e finalmente ti posso prendere per mano e dirti tutte le cose che mi sento crescere dentro e sono parole d’amore. Tu mi sussurri il segreto della bellezza e della gioia, poi ci baciamo piano, un bacio delicato, semplice. Un bacio per dirsi che la vita può essere qualcosa di diverso dalla paura e dal dolore, qualcosa di luminoso e puro, come l’alba sul mare, nel silenzio di una spiaggia, nella meraviglia di ogni illusione che si svela ai primi raggi del sole.

- Ci sono alcune cose che dovrei dirti e non riesco a trovare il momento giusto per farlo.

Ogni volta che ti vedo. La voglia di abbracciarti, di sentire il tuo corpo. Il risveglio sul letto. Quella sensazione. Quella sensazione che mi aveva accompagnato per tutta l’adolescenza e che credevo perduta, morta, dispersa, torna e si insinua nel cuore e chiudo gli occhi e ti penso e respiro piano e sono brividi, cazzo, sono brividi lungo la pelle che scendono in profondità, sono la vita e il suo caos, sono le distanze e i saluti, la felicità di incontrarsi e di sfiorarsi, le giornate di sole, le foglie che brillano nell’aria calda dell’estate, i cieli sterminati, la spuma delle onde, il silenzio e le mille parole non dette, racchiuse in uno sguardo. Ti prendo la mano. Ti avvicini e mi fai vedere una foto. Ti giri e ti bacio i capelli. Il loro profumo. Disordine e calma. E’ la vita che mi è tornata dentro e che io non abbandonerò mai più. Una promessa.

Una ragazza che non vedevo da nove anni. Pranzo da lei. Parliamo di quello che il destino ci ha riservato. Molto dolore. Perdite. Sogni andati in frantumi.

 - Cosa cerchi?

- La vita. E i ricordi. Qualcosa da mettere nel mezzo, tra me e una persona. Qualcosa che ci divida. Qualcosa che mi possa portare dietro.

E’ strano il tempo. E’ strano e magico quello che ci lega agli altri. E’ strano l’amore. Ed anche con lei ho il cuore colmo di emozioni, mentre la guardo, mentre le parlo, mentre ci confidiamo i nostri segreti, le nostre sconfitte. Le paure. Le attese. I bisogni. Vedo ancora quella ragazza con cui ho passato anni ed estati. Ancora una volta i regali inaspettati della vita. Beviamo dell’ottimo vino bianco e continuiamo a parlare. Poi siamo in macchina, mi accompagna verso casa. Ci salutiamo. L’abbraccio. Sento il suo profumo. La bacio sul collo. Non la vedrò mai più.

Eleonora mi guarda nella notte, tra i riflessi dei lampioni. Ricambio lo sguardo. Camminiamo verso il bar, ci prendiamo un gelato, ci raccontiamo parti delle nostre vite. Ogni tanto la vedo silenziosa, allontanarsi, come se qualcosa la rapisse per portarla non so dove e il suo volto, meraviglioso, pieno di bellezza, diventa triste, assorto, perduto in pensieri che non riesco a indovinare. Lei possiede dentro una forza che deve imparare a conoscere, a controllare, a far crescere. Lei sa come sedurre gli uomini, forse inconsciamente e lo fa con una tale grazia che a volte vorrei solo prenderla per mano e accompagnarla lontano, sotto le stelle, in quei luoghi dove l’amore è ancora possibile con tutti i suoi segreti e le sue sensuali fantasie.

Bacio una mia amica sulla guancia per salutarla. In quel bacio c’è tutto quello che ancora provo per lei. E ogni volta che ci guardiamo passano così tante cose tra i nostri occhi che rimarrei ore e ore a fissarla, indifeso.

L’amore è ovunque. Intorno a noi. Solo che siamo troppo stupidi e ciechi per accorgercene. E alziamo muri, creiamo gabbie, percorriamo strade affollate e allora tutto si perde e diventa opaco, banale, inutile. E su questo nulla la gente costruisce le proprie esistenze, ingannandosi, fino a quando le bugie diventano odio e l’odio rancore e le bellezza muore, le emozioni appassiscono e ogni cosa si ripete all’infinito senza che la gente abbia più il coraggio di chiedersi cosa il proprio cuore chieda con tanta forza, con tanta rabbia. La gente smette di ascoltare i propri sogni, di cercare, di vivere con forza e passione, fragilità e gioia. Le gente crepa e continua a respirare. E non si accorge più di niente, scivola triste e muta verso l’oblio. E la fine. E la terra umida e oscura.

Scrivi per non dimenticare. Per rabbia. Per fare uscire il dolore. Per distruggere qualcosa. Per amore. Scrivi perché ne hai bisogno. Perché non puoi farne a meno. Le parole sono nello stomaco. Nel cuore. Poi nella punta delle dita. Una carezza. Un pugno. Un gesto di tenerezza. Uno scatto d’ira. La testa nelle mani. A piangere. Un ultimo respiro. Sale tutto dentro. E trovi la forza. Di scrivere. Di continuare a farlo. Le parole non andranno perdute. Le tue emozioni. Saranno una testimonianza. Qualcuno le leggerà e troverà in esse la vita. La sofferenza. La propria vita. La propria sofferenza. Sentirà la tua voce. E sarà identica alla sua.

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