lunedì 13 dicembre 2021

Orgiva #66

 C’era qualcosa di invisibile nell’attrazione che le donne esercitavano sugli uomini, qualcosa che gli dei della creazione avevano tenuto segreto ai nostri occhi, qualcosa che si poteva sentire ogni volta che una donna iniziava a tessere i suoi filo di gioia e sofferenza intorno al nostro cuore, i sentimenti venivano aggrovigliati fra di loro, divenendo così difficili da separare - Sara sapeva quali punti colpire, con gli sguardi, le parole, i gesti, con i graffi, le urla, gli insulti - Non che tutto questo facesse necessariamente male se eravamo pronti ad accettarlo, era un camino imprevedibile che poteva portare solo a una resa definitiva, a una sottomissione  totale che era l’unico modo per assecondare una natura altra, quella femminile, aliena e lunare, che non era la nostra (o forse che era troppo simile alla mia…) - Poteva essere una lotta, un labirinto, un incubo di passioni soffocanti, una lucente liberazione, uno specchio di momenti smarriti - Cominciavo a capire sempre meglio perché molti grandi scrittori si erano ritrovati alcolizzati, era una maniera per lasciare andare il pensiero a briglia sciolta, il flusso arrivava, indomito, galoppava direttamente verso le dita, le parole si disponeva in linea su un foglio, il danzare di una penna, il ticchettio di una macchina da scrivere, poi si formavano immagini mentali, film personali, storie, racconti o forse nulla di tutto questo.

C’erano mattine che si spogliavano di ogni passato, di ogni vita precedentemente perduta, era sempre un equilibrio precario quello su cui camminavo silenzioso, prima della prossima caduta, del prossimo capovolgimento, quando il cielo diventava mare e l’universo un abisso di intimi misteri infiniti.


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