giovedì 9 dicembre 2021

Orgiva #65

 Territorial pissings o dell’arte di farsi i cazzi propri, li avrei lasciati tutti parlare come meglio credevano e me ne sarei rimasto all’ombra delle mie abitudini, dei miei vizi e dei miei piaceri proibiti. Il tempo era di una perfezione quasi divina e me ne stavo sdraiato come un’oziosa lucertola al sole su un’enorme masso, non mi sarebbe dispiaciuto andarmene da questo mondo così, essere totalmente assorbito dalla vita e sparire in essa, alcuni la chiamavano morte, a me sembrava un atto definitivo di resa alla bellezza dell’esistenza e al suo infinito abbraccio.


Magnifiche giornate senza progetti, se non quelli che il cuore all’improvviso sospirava e a volte era lo scrittore a seguirli, altre il fotografo, poi scomparivano le voci e i personaggi e non c’era più nessun piano, nessuna direzione e io diventavo finalmente libero di non essere più nulla e chiudevo gli occhi sotto un albero, solo, a respirare.


E della tua giovinezza, dei tuoi errori, dei tagli sui polsi, delle lacrime e del dolore non rimarranno altro che cicatrici, quelle che gli anni trasformano in storie e le parole in ricordi, carezze e stelle lontane, quelle di cui ci dobbiamo dimenticare prima di imparare di nuovo ad amare.


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