domenica 3 marzo 2013

Santiago #4


Il tempo si dilata, senza lavoro senza impegni. Larghi e comodi cuscini verdi. Una bottiglia di acqua. La mente si dilata in cerchi sempre più ampli. Il tempo è il respiro. Il controllo del tempo è il controllo del respiro. Un albero fuori dalla finestra si muove calmo nell’aria. Anni fa, nella mia stanza, sotto l’effetto della salvia divinorum avevo visto un paesaggio montagnoso dall’alto, ero io un aereo in volo e un’elica che girava, il punto di vista era poco sopra l’ala destra, lo stesso paesaggio ho rivisto pochi giorni fa, dopo aver superato le Ande; nella mia stanza, anni fa, le montagne e le crepe della terre erano tornate ad essere le pieghe dei pantaloni della tuta e della felpa che portavo. La mia gamba piegata. Uno stridore di freni dalla strada, nessun incidente. Birra ghiacciata, pisco sour prima e dopo pranzo. Strani sogni. La Chevrolet rossa rovinata, con parti mancanti. Una dedica e un disegno su un libro sconosciuto. Una chitarra appoggiata al muro, con quattro corde. Gli arpeggi della mente, i drappeggi dei quadri del rinascimento italiano. I raggi della ruota di una bicicletta. Circonferenze mnemoniche. I primi segnali di un viaggio acido. I contorni delle cose che iniziano a tremolare, a farsi più luminosi, le immagini  vengono distorte dolcemente, una ruota che gira, spirali bluastre, la realtà scissa in vortici silenziosi.

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