martedì 12 marzo 2013

Santiago #6


Los queltehues gridano alle prime luci del giorno, lo sciamano cammina silenzioso, raccoglie una piuma nera, striata di bianco e la infila in un vecchio sacchetto di pelle. Raccoglie piccole pietre, fiori, esili funghi. Lo sciamano torna nella sua capanna, accende un fuoco all’interno di un cerchio di pietre, riempie una pentola con poca acqua e inizia a scaldarla sulle fiamme danzanti, l’acqua che bolle, lo sciamano che intona flebili canti, quasi un mormorio, lo sciamano che pesta i fiori e i funghi in una pietra concava, l’acqua che bolle, lo sciamano che lascia cadere nell’acqua i sassolini e i pezzi di una radice. Lo sciamano gira l’acqua con un bastone, toglie la pentola dal fuoco e la mette in un angolo della capanna. Prende una pipa e la carica con la mistura di funghi e fiori, continua a cantare sommessamente, si siede a gambe incrociate su una stuoia di paglia, prende un tizzone di fuoco e accende la pipa.

Tira.

Il fumo sale a spirali verso un buco sul tetto della capanna, nella notte, verso le stelle.

Lo sciamano chiude gli occhi.

Un uomo con una maschera intagliata nella corteccia di un albero. Lunga fino alla zona pelvica. All’altezza dei genitali spunta un fallo di legno. Enorme.

Un uomo con una testa a punta. Il corpo pitturato a strisce orizzontali bianche e nere, l’inizio di una danza, i genitali scoperti, un uomo nudo batte un tamburo.

Le stelle erano una punteggiatura luminosa e misteriosa, gli spazi neri nascondevano significati ancestrali, gli antichi sacerdoti avevano imparato a decifrare quel linguaggio sconosciuto, immutabile e ciclico, centinaia di anni passati ad osservare il cielo, a comparare possibili alfabeti, una lingua per pochi eletti, un potere infinito.

Furono inventate divinità, perché il controllo unisse cielo e uomini. Vennero dati nomi a quelle divinità. Vennero dati volti e corpi. Una rappresentazione che si ripeteva anno dopo anno, secolo dopo secolo, furono fondate dinastie, vennero eretti templi, vennero sacrificate vittime. Le pietre posate una dopo l’altra. Il sangue su quelle pietre. Niente di tutto questo era destinato a durare.

Le stelle continuano a brillare nel cielo, in attesa di nuove interpretazioni.

Nell’alba calda della camera, forme luminose e colorate si muovono sotto le palpebre chiuse. L’energia sessuale circola in spirali bianche, la rappresentazione dell’atto, movimenti ritmici e incontrollati, seguire il battito del tamburo, urla stridule, uccelli in volo circolare, gli alberi, il fruscio delle foglie, i riflessi dorati, le cerimonie notturne, il fumo che sale in spirali bianche verso le stelle, lo sciamano seduto a gambe incrociate su una stuoia. Lo sciamano che aspira lentamente boccate di fumo.

Intoniamo i nostri canti.

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