Los queltehues gridano alle prime luci del giorno, lo sciamano
cammina silenzioso, raccoglie una piuma nera, striata di bianco e la infila in un
vecchio sacchetto di pelle. Raccoglie piccole pietre, fiori, esili funghi. Lo
sciamano torna nella sua capanna, accende un fuoco all’interno di un cerchio di
pietre, riempie una pentola con poca acqua e inizia a scaldarla sulle fiamme
danzanti, l’acqua che bolle, lo sciamano che intona flebili canti, quasi un
mormorio, lo sciamano che pesta i fiori e i funghi in una pietra concava,
l’acqua che bolle, lo sciamano che lascia cadere nell’acqua i sassolini e i
pezzi di una radice. Lo sciamano gira l’acqua con un bastone, toglie la pentola
dal fuoco e la mette in un angolo della capanna. Prende una pipa e la carica
con la mistura di funghi e fiori, continua a cantare sommessamente, si siede a
gambe incrociate su una stuoia di paglia, prende un tizzone di fuoco e accende
la pipa.
Tira.
Il fumo sale a spirali
verso un buco sul tetto della capanna, nella notte, verso le stelle.
Lo sciamano chiude gli
occhi.
Un uomo con una maschera
intagliata nella corteccia di un albero. Lunga fino alla zona pelvica.
All’altezza dei genitali spunta un fallo di legno. Enorme.
Un uomo con una testa a
punta. Il corpo pitturato a strisce orizzontali bianche e nere, l’inizio di una
danza, i genitali scoperti, un uomo nudo batte un tamburo.
Le stelle erano una
punteggiatura luminosa e misteriosa, gli spazi neri nascondevano significati
ancestrali, gli antichi sacerdoti avevano imparato a decifrare quel linguaggio
sconosciuto, immutabile e ciclico, centinaia di anni passati ad osservare il
cielo, a comparare possibili alfabeti, una lingua per pochi eletti, un potere
infinito.
Furono inventate
divinità, perché il controllo unisse cielo e uomini. Vennero dati nomi a quelle
divinità. Vennero dati volti e corpi. Una rappresentazione che si ripeteva anno
dopo anno, secolo dopo secolo, furono fondate dinastie, vennero eretti templi,
vennero sacrificate vittime. Le pietre posate una dopo l’altra. Il sangue su
quelle pietre. Niente di tutto questo era destinato a durare.
Le stelle continuano a
brillare nel cielo, in attesa di nuove interpretazioni.
Nell’alba calda della
camera, forme luminose e colorate si muovono sotto le palpebre chiuse.
L’energia sessuale circola in spirali bianche, la rappresentazione dell’atto,
movimenti ritmici e incontrollati, seguire il battito del tamburo, urla
stridule, uccelli in volo circolare, gli alberi, il fruscio delle foglie, i
riflessi dorati, le cerimonie notturne, il fumo che sale in spirali bianche
verso le stelle, lo sciamano seduto a gambe incrociate su una stuoia. Lo
sciamano che aspira lentamente boccate di fumo.
Intoniamo i nostri
canti.
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