mercoledì 3 aprile 2013

Amsterdam #17



Seduto sullo sgabello di un pub. sorseggiando guinness. un antico gioco gli girava per la mente. scostare lo sguardo. rimanere chiusi dentro se stessi. non entrare negli altri. nelle donne. chiudere le porte. un antico gioco per i suoi giorni oscuri.

lei l’aveva salutato fuori dal cancello, già seduta in macchina. le scarpe con il tacco alto, il trucco, solo per tornare una notte in città? perché non aveva letto i suoi gesti, i suoi segnali? perché aveva bevuto troppo quel giorno? e la promessa di un pompino, te lo succhio quando torno, domani, te lo succhio, un leggero bacio sulle labbra, puzzi ancora di vino, aveva detto, il sadismo è un altro gioco sottile, a volte, altre è solamente cattiveria o stanchezza o stupido desiderio, poi era partita. la storia poteva avere diversi finali, poteva essere raccontata da diversi punti di vista.
lui era tornato in camera e si era addormentato. poi qualcuno lo aveva svegliato, era sceso sotto casa, aveva bevuto un paio di birre con persone di cui non ricordava il nome, qualcuno gli aveva parlato, poi era tornato in camera, si era masturbato, aveva provato a chiamarla, il telefono era staccato.
lei era partita in macchina, si era incontrata con un altro uomo, erano andati in città, avevano cenato o forse avevano saltato tutto questo, avevano scopato, erano tornati insieme, lei l’aveva fatto scendere prima di entrare nel piccolo paese.
i dettagli erano superflui, non avevano importanza.

continuava a bere guinness, si ricordò di un uomo che una volta aveva incontrato a rembrandtplein, stava bevendo una tecno e l’uomo sembrava sotto l’effetto della cocaina e dell’alcool, avevano parlato e l’uomo gli aveva detto una cosa sulle donne, che potevi avere il cazzo corto o lungo, grosso o piccolo, non importava, le donne volevano sentirti, provare emozioni eppure nella tua mente l’idea del cazzo di un altro che scopava la tua donna rimaneva, il cazzo di un altro che entrava nella sua bocca, nel suo culo, fra le sue cosce. Era così importante questa stronzata? No, era la risposta, ma faceva male comunque.
Ordinò un'altra guinness e guardò nello specchio del pub.
Il silenzio è un rifugio così dolce, le ombre scivolano fuori dal tuo sguardo, chiudi gli occhi, ancora e butta giù un altro sorso.
Sentì le palle gonfiarsi e la voglia di sottomettersi.
Le strade, fuori, con le loro vetrine rosse, lo stavano attendendo..

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