La mattina presto, al terminal de buses di Santiago. Seduto su
una panchina, la borsa accanto ai piedi. Guardo i riflessi della luce sul
pavimento. L’aria è fresca. La vita intorno frenetica. Voci e corpi.
Da Santiago a
Valparaiso. Dormo un po’. Guardo i piedi della donna seduta accanto a me, ogni
tanto le nostre gambe si sfiorano. Ho un’erezione.
Valparaiso. Dal terminal de buses vedo le colline
colorate di case, in alto, fino a toccare l’inizio del cielo. Anarchia
architettonica. Vagabondo per le strade in salita. Ogni possibile forma diventa
reale. Mi immagino in quelle strutture, nei materiali. Immagino la vita al loro
interno. La mia vita.
Arrivo a casa di
Francisco. Le lamiere che ricoprono le pareti esterne dell’edificio. Una scala
ripida fino al secondo piano. Una piccola stanza dove potrò stare per qualche
giorno. Dalla finestra: la città che scende verso il mare. A sinistra, il
porto. A destra ancora case e colori, senza interruzioni. Il sole è splendente,
l’aria calda. Francisco mi raggiunge nella piccola stanza e sorride. Mi passa
una pillola rossa.
Vaghiamo per le strade.
Gli effetti della pillola iniziano. Distorsioni visive e cambi di prospettiva,
le salite diventano discese. Le discese diventano salite. Ho le mani sudate.
Guardo i murales, i disegni cambiano dolcemente le loro linee, i colori
sembrano esplodere, in alcuni momenti, come fuochi d’artificio. I bordi dei
muri, dei palazzi, tremolano e brillano. Il cielo si muove a ondate, come fosse
di acqua.
Seduti nel cimitero,
sento le antiche voci dei morti. Melodie marine e canzoni di ubriachi. I
marinai all’interno dei locali, la notte, a bere margaritas, scherzando con le ragazze con le scarpe con il tacco
alto, il tango argentino, le danze, le risate, perché alle ragazze piaceva
ridere e divertirsi ed essere corteggiate. Il contatto di una schiena nuda e
sudata, soffice, morbida, le mani sulle sue natiche, mentre è piegata davanti a
te e glielo spingi su, dentro la fica.
Saliamo su una
cremagliera fino a una terrazza panoramica, davanti al museo navale, le rotaie
sembrano sciogliersi e ricomporsi in orgasmi metallici. Ammiro il porto, il
gioco delle gru e dei container colorati, una prospettiva infantile, in scala,
il movimento verticale, caricare/scaricare, la logica del mercato contemporaneo
in movimenti orizzontali, dimensioni sempre più piccole dei mezzi di trasporto.
Cargo/camion/muletto/carrello/busta. Consumo. Bevo un jugo di fragola e basilico.
Un barbone raccoglie
bottiglie di plastica e le mette in un sacco. Ha un cappello rasta enorme con
dentro una massa di capelli gigantesca. Guardo un muro. Mandala colorati
davanti ai miei occhi in movimenti concentrici. Lo stesso con gli occhi chiusi.
Mi siedo sotto un albero e giro insieme alle visioni. I cani sdraiati
all’ombra.
L’arrivo della notte. Le
stelle che si accendono nel cielo. La croce del sud. In riva al mare sdraiato
sulla sabbia. Lenta discesa nel reale. Respiro piano.
L’intero universo è
dentro di me.
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