lunedì 4 maggio 2020

Cigarrones #2

Eddie era sbucato fuori dal nulla mentre ero seduto a parlare con Samara accanto al fuoco. Aveva la pelle bruna, quasi rossastra in alcune parti, cotta dal sole, tipica delle persone del Nord Europa che non sono abituate ai paesi mediterranei. Eddie aveva i baffi a manubrio e occhi azzurri, un altro vecchio hippie di ritorno da un’ennesimo viaggio mentale senza meta, pieno di storie di droghe e fughe da raccontare a chiunque avesse voglia di ascoltarle. Eddie si era sistemato accanto a noi con la sua bottiglietta di plastica da mezzo litro piena di gin e lemon e chissà quale altra sostanza psichedelica, aveva dato un sorso e poi si era messo a parlare a ruota libera. Nelle due ore successive non ero stato in grado di fermarlo nemmeno un attimo e le uniche pause che ero riuscito a prendermi dal suo flusso ininterrotto di parole erano state quelle per andare a pisciare. Samara aveva portato del vino e ogni tanto ci riempivamo il bicchiere e brindavamo alla notte e ai suoi misteri. Nel bel mezzo di un racconto su spacciatori mediorientali e partite d’azzardo a backgammon Eddie aveva tirato fuori un barattolino di vetro colmo d’erba e me ne aveva offerta una cima, poi ne aveva messa un pò nel suo nuovo vaporizzatore portatile e aveva fatto un paio di tiri. Tosse e catarro erano esplosi dalla sua bocca insieme al fumo, finendo direttamente nel fuoco e frigolando in esso. 
Questa è la mia medicina - ci ha confessato Eddie, poi ha sguinzagliato bizzarre teorie sulla luna e il suo lato nascosto che, a suo parere, ospitava un gigantesco radar di origini aliene, controllato dai nostri cugini dello spazio, che si divertivano a manipolare le deboli teste di noi miseri terrestri, niente altro che il risultato di un grottesco esperimento che nessuno nella galassia sembrava avere  interesse a finire. Poi c’erano stati dubbi accenni alle religioni e Samara si era alzata in piedi e si era girata verso il fuoco per scaldarsi meglio mani e culo e anche per chiarire il suo punto di vista su donne potere nascite morti stregoneria e persecuzioni maschili. Io ascoltavo senza troppa convinzione assorto nei bagliori rossastri che danzavano sulle chiappe di Sam e lo scrittore, che era momentaneamente impegnato a cacare nel cesso rialzato poco distante, prendeva saltuari e illogici appunti sul suo taccuino arancione, al lume di qualche candela accesa e vibrante. 
Ad un momento imprecisato della serata mi ero ritrovato da solo con Eddie e lui aveva attaccato a raccontarmi le sue esperienze con DMT, su come fumarla, sulle splendide visioni geometriche, i ricami di linee e punti in movimento apparsi su un enorme fungo che si ergeva fra le sue sinapsi in espansione. Durava poco il trip, una ventina di minuti, poi ogni cosa tornava come prima, anche se alcuni dettagli, a mio avviso, sarebbero dovuti cambiare definitivamente. 
L’ Alterazione sarebbe dovuta divenire la Nuova Realtà. 
Gli uomini della sceneggiatura avevano cominciato a lanciarmi occhiate dall’oscurità perché le storie di Eddie stavano trasformandosi in una sconclusionata ripetizione di fatti bizzarri e dispersi, l’uomo stava perdendo lucidità e ci avrebbero pensato loro poi ad aggiungere personaggi e dialoghi e a comporre nuovi intrecci narrativi. Ho salutato Eddie perché iniziavo a sentirmi stanco dal suo colorato blaterare e anche dal resto della giornata, che avevo trascorso al mercato di Orgiva. Troppa gente intorno, troppi visi, gambe, voci e odori, tutte quelle persone erano più di quanto fossi ormai abituato ad accettare nelle mie percezioni e nella mia coscienza.
Prima di entrare nel sacco a pelo ho fumato uno spliff con l’erba che mi aveva dato Eddie, era veramente buona e mi sono addormentato quasi subito. 

Sul lato oscuro della luna i cugini dello spazio stappavano bottiglie di fermentazioni cosmiche e spingevano bottoni e giravano manopole nei loro laboratori segreti. Sulla Terra uomini e donne ripetevano i passi di ridicole danze erotiche, attraendosi e respingendosi, pianeti alla deriva emotiva, improbabili costellazioni di scintillanti sentimenti sotterranei. C’era poi chi impazziva, chi improvvisava movimenti oscillanti sul limite della propria sfera psichica, io avevo il deserto ad attendermi, atavico e sognante, nei giorni di quiete e masochismo che continuavo a regalarmi, fra gli arbusti, le piccole dune, i sassi, la sabbia e i profili delle montagne alla sera c’era la presenza costante di una musica la cui armonia silenziosa lasciavo fluirmi dentro, trasformando le immagini mentali in un sentire, che qualcuno, in un domani di dolci appunti sgualciti, avrebbe chiamato felicità.

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