venerdì 24 settembre 2021

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 "Il tempo cambiava rapidamente, il caldo non avrebbe tardato a opprimere il sud della Spagna; ragazze nude cominciavano a popolare la spiaggia vicino a casa mia, soprattutto il fine settimana; sentivo rinascere, debole e fiacco, non un vero desiderio - poiché la parola mi sembra comunque predisporre una fiducia minima nella possibilità della sua realizzazione - ma il ricordo, il fantasma di quello che avrebbe potuto essere un desiderio. Vedevo profilarsi la cosa mentale, l'estremo tormento, e in quel momento potei finalmente dire di aver capito. Il piacere sessuale non era soltanto superiore, in raffinatezza e violenza, a tutti gli altri piaceri che la vita poteva comportare; non era solamente l'unico piacere che non si accompagni ad alcun danno per l'organismo, ma che contribuisca invece a mantenerlo al suo più alto livello di vitalità e di forza; era l'unico piacere, l'unico obiettivo in verità dell'esistenza umana, e tutti gli altri - fossero associati ai cibi ricchi, al tabacco, all'alcool o alla droga - non erano che compensazioni irrisorie e disperate, dei minisuicidi che non avevano il coraggio di proferire il loro nome, dei tentativi per distruggere più in fretta un corpo che non aveva più accesso al piacere unico. La vita umana, dunque, era organizzata in maniera terribilmente semplice, e per una ventina d'anni, attraverso le mie sceneggiature e i miei sketch non avevo fatto altro che girare intorno a una realtà che avrei potuto esprimere in poche frasi. La giovinezza era il tempo della felicità, la sua stagione unica; conducendo una vita oziosa e priva di preoccupazioni, occupata unicamente da studi poco impegnativi, i giovani potevano dedicarsi senza limiti alla libera esultanza dei loro corpi. Potevano giocare, ballare, amare, moltiplicare i piaceri. alle prime ore del mattino potevano uscire da una festa in compagnia dei partner sessuali che si erano scelti, per contemplare la tetra fila degli impiegati che si recavano al lavoro. Erano il sale della terra, e veniva dato loro tutto, veniva permesso loro tutto, per loro tutto era possibile. In seguito, fondata una famiglia, entrati nel mondo degli adulti, avrebbero conosciutole seccature, la fatica, la responsabilità, le difficoltà dell'esistenza; avrebbero dovuto pagare le tasse, assoggettarsi a formalità amministrative senza smettere di assistere, impotenti, al degrado irrimediabile - lento dapprima, poi sempre più rapido - dei loro corpi; avrebbero dovuto mantenere dei figli, soprattutto, come nemici mortali nella propria casa; avrebbero dovuto coccolarli, nutrirli, preoccuparsi delle loro malattie, assicurare i mezzi della loro istruzione e dei loro divertimenti, e contrariamente a ciocche avviene negli animali ciò non sarebbe durato soltanto una stagione, sarebbero rimasti schiavi della loro prole fino alla fine, il tempo della gioia era definitivamente terminato per loro; avrebbero continuato a penare fino in fondo, nel dolore e nei disturbi fisici crescenti, fino a essere gettati definitivamente fra gli scarti, una volta diventati vecchi e buoni a nulla. Dai figli non avrebbero affatto ricevuto riconoscenza, anzi, i loro sforzi, per quanto accaniti, non sarebbero mai stati ritenuti sufficienti, fino alla fine sarebbero stati considerati colpevoli per il semplice fatto di essere genitori. Da questa vita dolorosa, segnata dalla vergogna, ogni gioia sarebbe stata spietatamente bandita. Non appena avessero voluto avvicinarsi al corpo dei giovani, sarebbero stati perseguitati, respinti, condannati al ridicolo, all'obbrobrio, e, ai nostri giorni, sempre più spesso alla prigione. Il corpo dei giovani, unico bene desiderabile che sia mai stato in grado di produrre il mondo, era riservato all'uso esclusivo dei giovani, e la sorte dei vecchi era quella di lavorare e patire. Questo era il vero senso della solidarietà fra le generazioni: consisteva in un puro e semplice olocausto di ogni generazione a beneficio di quella destinata a sostituirla, olocausto crudele, prolungato, e che non si accompagnava ad alcuna consolazione, ad alcun conforto, ad alcuna compensazione materiale o affettiva."

michel houellebecq
la possibilità di un'isola

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