mercoledì 7 dicembre 2022

Roma #30 (ostiense)

Ostiense, piove. Alla destra una parte del gazometro galleggia nell’aria grigia, ho parcheggiato poco distante e mi sono messo a scrivere. Dallo stereo la musica dei St. Germain, il loro album Boulevard. Ieri sera ho visto Cannibali di Liliana Cavani, a Garbatella, nella sede anarchica. Mi sono bevuto un paio di birre durante il film. Mi ha fatto quasi bene stare di nuovo in un piccolo gruppo di persone. Volevo fare delle foto oggi ma la luce non è quella giusta, sia nel cielo che nel mio cuore, sto scrivendo su un foglio di carta trovato in macchina e c’è qualcosa di romantico in tutto questo. Non sono molto lontano dall’Alpheus, ci andavo ogni tanto a ballare e ubriacarmi quando ero un ragazzo, non ho molti ricordi di quelle serate. C’era anche un pub dove si potevano fumare le canne, più giù, sempre sull’Ostiense, poi l’hanno chiuso, ma questo è successo tanti anni fa. Le gocce di pioggia formano composizioni astratte e liquide sul parabrezza e al di là di esso ci sono altre macchine parcheggiate e forse lungo le strade, fra i palazzi, c’è una di quelle esistenze che lo scrittore brama e inventa, dalle quali è sedotto nei sogni e nelle fantasticherie diurne o quando si riposa a occhi chiusi sotto un albero o su un divano - Una piccola stanza, i tappeti, i cuscini, gli oggetti, le scatole con le sostanze, i libri, i dischi, i quaderni e il tempo, tutto il tempo a disposizione, per scrivere, più di ogni altra cosa o per non fare niente, per oziare, per ricordare, per lasciarsi trasportare - La memoria è sull’asfalto, si sta sciogliendo e io ho voglia di camminare e sognare nel giorno, solo un altro pò, visualizzando nuove camere, immergendomi nei riflessi lucenti della vita, in quello che solo io posso vedere e amare e piangere e rincorrere e smarrire. Fra queste strade, nella loro sporcizia, negli angoli bui, in quei portoni dove non si dovrebbe entrare mai e per questo così invitanti e misteriosi. Continua a piovere, leggermente, in una mattina simile a quelle in cui mi perdevo solitario per qualche città inglese. Vagando nel vuoto, perché era quello che sempre avevo voluto. Essere libero e non dirlo a nessuno.

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