giovedì 18 ottobre 2012

Amsterdam #3



Avevano portato i loro figli a vedere gli aerei che atterravano, era un bel posto, dietro un cancello, da cui si potevano osservare le ruote dei carrelli che si posavano sull’asfalto della pista. Era andato con sua figlia, che aveva sei anni e un suo amico ed il figlio, anche lui di sei anni. I bambini si sentivano sempre così meravigliati quando vedevano gli aerei scendere dal cielo, prima quasi solo un punto luminoso seguito da una scia bianca, poi sempre più grandi, enormi uccelli preistorici di metallo, poi quando atterravano i due bambini ridevano e battevano le mani. I due padri, che si conoscevano da tanto tempo, si stendevano su una coperta sopra il prato che circondava il cancello e la rete metallica e parlavano fra loro, ridendo, raccontandosi storie di quando erano ragazzi, bevendosi una birra e fumandosi una canna. Ogni tanto uno dei figli si avvicinava e chiedeva come funzionassero gli aerei e allora venivano raccontate due storie, una reale e una fantastica, sul funzionamento dell’aereo e poi si chiedeva ai bambini quale preferissero. Erano dei sabato mattina splendidi, soprattutto nella tarda estate, l’high dell’erba rendeva tutto così lucido e rilassato e i capelli biondi di sua figlia erano un miracolo di cui non si stancava mai di ringraziare le divinità.
Quando il tuo cuore si purificava e la mente diventava lucida, le ombre del mondo iniziavano a disperdersi e una nuova luce ti permetteva di vedere le cose in maniera diversa.

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