lunedì 23 marzo 2015

Ausgang #8

La strada ghiacciata verso l’aeroporto, Beno e Maria parlavano in inglese nei sedili anteriori della macchina, io stavo dietro e guardavo fuori, silenzioso, il mondo aveva un aspetto così diverso, sagome oscure di alberi, ponti, fabbriche, contrasti fotografici in bianco e nero con la neve che cadeva e ricopriva, nascondeva e trasformava, è arrivato un ricordo, una sensazione dell’infanzia, i viaggi in auto con mio padre e mia madre che parlavano davanti mentre io me ne stavo seduto dietro, senza dire nulla, a volte facendo finta di dormire, disteso sul sedile posteriore con un cuscino sotto la testa oppure guardando fuori dal finestrino il cielo che passava.

Nel corso del tempo ci scambiamo corpi e parole, ci lasciamo dietro gli altri, perché la strada sia solitaria e il cammino silenzioso, nella casa, la mattina, faceva un gran freddo, dovevo scendere dalla camera da letto, tirarmi fuori dalle coperte calde e accoglienti, fare le scale, entrare nella cucina gelida e riaccendere il fuoco, le spirali di fumo che iniziavano a salire, mentre si liberavano dalla legna le prime piccole fiamme, denti gialli e rossastri, affamati, che mordevano i ciocchi di abete con sempre più forza, poi se ne impossessavano, quelle lingue alte e ribelli, creando coreografie, iniziava il calore e la stanza diventava più confortevole, passavano le ore e io attendevo, guardando il fuoco, prendendomene cura, la sua bellezza di luce e ombre, potrei riscrivere la storia della mia vita nella sua cenere, pensai, solo per la gioia di vederla poi disperdersi nel vento e nel nulla.

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