lunedì 9 gennaio 2017

Bryn Rhyg #1


Il flusso dei miei pensieri si era perduto in una serie di frammenti di discorsi notturni e all’interno della luce verde che disegnava un cerchio sulla superficie di un tavolo c’erano le cartine, il tabacco e un panetto di hashish marocchino, in penombra la curva di una sfera lucida di hashish nepalese e il fumo delle sigarette e delle canne che vorticava nel cono luminoso del tempo, che sembrava essersi arrestato nell’orologio attaccato alla parete, lo scrittore seguiva con lo sguardo le crepe dei muri fino alle travi che sorreggevano il tetto mentre le parole si aggrappavano alle sue orecchie cercando una via d’entrata, per arrivare in quel luogo dove sarebbero state trasformate in un possibile significato ma suoni e impulsi mentali erano andati in cortocircuito e c’era un odore di bruciato, proprio dietro alla stufa, uno specchio che stava diventando incandescente e le venature rosse e pulsanti della legna che ardeva e Nick seduto su una panca ricavata da un tronco, fuori dalla casa, vicino ad una tenda mongola, la stanza dei giochi, Nick parlava con lo scrittore e aveva una lunga barba e gli raccontava delle sue esperienze con l’acido, le visioni, i volti ovunque, l’immagine del suo viso che sembrava staccarsi dal proprio profilo, raggi di luce come aghi di speranza e Ken, appena sveglio, che scende le scale sconnesse che portano alla sua stanza, con una vestaglia mezza strappata e raccoglie un mozzicone di canna dal pavimento, lo accende e si siede al tavolo, grattandosi la testa, il telefono che squilla, lui risponde, la voce roca, una sigaretta spenta nel posacenere, una carta di credito, la prima striscia della giornata pronta su un piatto di metallo, la telefonata finisce, il rumore delle narici che aspirano violentemente, parole di gioia sconnesse, Ken esce dalla casa mentre Billy arrotola un’altra banconota e tira una lunga riga di coca e si accende subito dopo una sigaretta e comincia a parlare con Ollie, anche lui seduto al tavolo, davanti ad una tazza di caffè, una lente dei suoi occhiali è crepata e ci sono mosche attaccate a delle strisce pesticide che pendono dall’alto, Ken ritorna, gli occhi spalancati come quelli di un bizzarro primate africano, va in bagno, piscia con la porta aperta, sale in camera, si veste, scende, si prepara un’altra riga e un’altra sigaretta, beve una tazza di tè, si siede, prende un quaderno, scrive una lista, rolla una canna ed esce di nuovo, senza parlare, Bill e Ollie lo seguono, lo scrittore è seduto su un divano, gli occhi leggermente chiusi, alcuni momenti di silenzio, il vento tra le foglie, nel bosco, poco lontano, poi i ghigni stridenti delle seghe elettriche, un libro di John Locke dalla copertina rossa buttato per terra, la mano dello scrittore che lo raccoglie, l’indice che scivola sulla copertina a proporre finalmente una tregua tra realtà e finzione.

Nessun commento:

Posta un commento

freewheelin' #82

  Le notti diventavano più brevi e il sonno si popolava di sogni e fra le loro storie c’eri anche tu, il tuo volto e il tuo corpo ma non i t...