domenica 22 gennaio 2017

Bryn Rhyg #2


Uno strillo nella notte, un urlo di piacere, l’apice di un orgasmo onirico nella mente dello scrittore, il suo corpo sdraiato su un materasso steso su un pavimento di cemento, la luce verde ancora accesa, il suo sguardo conico, le braci nella stufa rimandavano bagliori rossastri, era stata Rebbecca ad urlare? Era stata lei a godere nel letto di Ken? Il vento creava sibili tra le fessure delle assi della casa e scuoteva la tenda mongola nella notte circondata dai boschi, le immagini di disegni tribali nelle prime luci dell’alba mentre l’ombra di un uomo si appiattiva tra le sagome di figure di legno, la testa di un drago intagliata nei resti di un tronco e i volti di streghe e creature maligne all’interno di un albero cavo, gli antichi rituali sussurrati tra le foglie, qualcuno parlava a tavola e qualcuno ascoltava e le bocche masticavano veloci e buttavano giù enormi quantità di alcol, lo scrittore accennava dei sorrisi mentre afferrava un bicchiere di gin tonic e si dirigeva verso la porta per fumare, la pioggia continuava i suoi discorsi in archi di luce che si perdevano nel buio, il calore di voci lontane emanato dalla punta di una sigaretta accesa, Rebbecca parlava al telefono con il suo editore, Ken era sdraiato sul divano, gli occhi leggermente chiusi, il bicchiere di vino ancora stretto fra le dita, una bambina camminava nuda per le stanze donando meraviglia con i suoi occhi, tutto quello di cui discutevamo nelle ore in cui l’oscurità era viva, tutte le parole che ci siamo detti nei corridoi che i pensieri seguivano per dimenticare da dove erano venuti, Geraint guidava la macchina mentre Ken blaterava di fisica e gravità principalmente con se stesso, lo scrittore era seduto dietro e lasciava che l’aria gli entrasse nelle narici per uscirne fuori trasformata in fumo, la sua mano che prende una fiaschetta di brandy e la sua bocca che dà una lunga sorsata, il suo corpo steso su un divano mentre delle immagini sconnesse appaiono e scompaiono su uno schermo ad alta definizione, le strisce di coca tirate nel mezzo della strada, l’urna con le ceneri del padre di Ken appoggiata su un tavolo, tra un posacenere e quaranta grammi di hashish marocchino, lo scrittore che apre il frigo in cerca di qualcosa da magiare e trova due buste di plastica piene di erba, i momenti in cui gli occhi erano chiusi e le palpebre rosse superfici dove il giorno si trasformava in gloria, le visioni liquide degli alberi che si scioglievano, qualcuno seduto in una sauna avvolto da strati di vapore, i suoi occhi violacei, un sorriso misterioso, c’erano ore senza nome e nessuno che ti dicesse come chiamarle, innalziamo barricate nel cuore per proteggere quel silenzio, lanciamo urla nel vuoto luminoso che lo accoglie, nemici invisibili nelle battaglie dei sensi e contro noi stessi.

Nessun commento:

Posta un commento

freewheelin' #82

  Le notti diventavano più brevi e il sonno si popolava di sogni e fra le loro storie c’eri anche tu, il tuo volto e il tuo corpo ma non i t...