domenica 15 agosto 2021

Granada #2

 Le navate del centrocommerciale erano vaste e inondate di luce e all’interno di esse sembrava esserci spazio vitale per camminarci, potevamo essere dentro qualche stazione orbitante del futuro, pensava lo scrittore, passando il dito sulla copertina impolverata di un vecchio libro di Isaac Asimov - Osservavo le molecole di ossigeno vibrare nell’ariacondizionata ed entrare nelle narici dei mortiviventi che mi scivolavano intorno, non sapevano i poveristronzi di essere già defunti, di essere solo un simulacro distorto nell’immaginazione dello scrittore, con i loro orribili vestitifirmati e i tagli di capelli da aprire crepe nei corpi di specchi innocenti e poi le famiglie organizzate come unità di consumo militante che assalivano i negozi con tecniche di guerriglia d’acquisto compulsivo e così le mie percezioni venivano rapite da architetture atemporali, linee e forme spazzate vie dalla circonferenza delle ore e dei minuti e poi i riflessi magici nelle vetrine e sui pavimenti lucidi e non avevo nessun interesse per nulla che fosse comprabile in questo tempio del capitale, gli dei della pubblicità attendevano di essere venerati e i giovani adepti di inginocchiarsi davanti a loro, continuavo ad avere pure intuizioni estetiche senza nessuna finalità e questo era l’importante, specialmente qui, dove ogni cosa esisteva con lo scopo di essere venduta e non c’era nulla di umano anche se tutto ne aveva le sembianze, poi anche questi oggetti, queste illusioni materialistiche sarebbero andate distrutte, in una serie di esplosioni di luoghi e dei loro significati, visibili e non e ci sarebbero state nuove rovine ad accoglierci e allora mi sarei seduto in un angolo isolato di qualche parcheggio di un centrocommerciale periferico, fra le carcasse delle auto e le sagome immobili di cani affamati, fra le ombre di profili piene di menzogne e le bocche sdentate dei tossici alla sera, fra tutte le storie che non sarebbero mai state raccontate, non qui, non in questo presente che il sole con la sua arroganza rendeva irreale e impossibile da dipingere sulle tele delle nostre agonie e maledizioni, c’era la possibilità di essere felici e nessuno la voleva, solo per il gusto di continuare a ferirci, a ingannarci, a torturarci durante il gioco degli amanti e quello delle passioni proibite - Mi ripetevi che non potevo venire, che avrei dovuto aspettare altri tre giorni per avere un orgasmo mentre il mio cazzo era dentro di te e io stavo scomparendo fra le tue parole e le tue gambe e ti sussurravo di farmi ancora male, di farmi piangere, di farmi desiderare la tua presenza come se non ci fosse più nessun luogo in cui potessi nascondermi da essa, sentivo qualcosa di irrazionale e incontrollabile crescermi dentro e volevo continuare a scoparti ma non potevo perché i coglioni stavano per esplodermi e tu mi avevi detto che non dovevo sborrare (quante stupide fantasie!) e tu proseguivi a parlare e di me non esisteva quasi più nulla, né decisioni, né scelte, poi qualcuno si è alzato in una sala buia e si è messo a urlare e si è accesa una luce e i tuoi disegni erano sparsi ovunque e c’erano le mie dita nella tua fica insieme al mio cazzo che potevo sentire contro i polpastrelli, stavamo ancora scopando ed erano svanite le distrazioni, le inibizioni e giungeva questa consapevolezza improvvisa di essere vivo con te, nel tuo corpo, nei tuoi gemiti, nelle tue frasi che si trasformavano in suoni indistinti e poi eravamo seduti in un bar a bere vino ed avremmo potuto di nuovo essere giovani amanti, essere in quel periodo della vita in cui i giorni hanno un odore di mandorle e arance e la tua pelle si divertiva a confidarmi poesie che sapevo bene non avrei mai scritto mentre arrivavano le immagini mentali di un passato inesistente in cui siamo stati vicini e ci siamo amati, non essere triste, hai detto, anche se nei giorni che verranno ci saranno gli abbracci della malinconia ad attenderci, non sono triste, ti ho detto e in queste notti in cui nulla sembra più profondo dei baci delle nostre labbra io mi avvolgo con te in lenzuola cosparse dalla polvere di abissi e galassie lontane, quelle che i tuoi occhi disvelano, quelle che il mio cuore conosce così bene al di là di ogni stupido e inutile nome che sia mai stato capace di dargli.

Nessun commento:

Posta un commento

freewheelin' #82

  Le notti diventavano più brevi e il sonno si popolava di sogni e fra le loro storie c’eri anche tu, il tuo volto e il tuo corpo ma non i t...