lunedì 16 agosto 2021

Orgiva #56

 Smiley pedalava sulla sua bicicletta, inseguendo la propria ombra lisergica e Andy e Tim erano già seduti vicino al Semaforo, pronti a mendicare, i loro volti ogni giorno più stanchi con le linee disegnate da qualche sadico pittore, il crack e l’eroina e l’inarrestabile ruota del bisogno e dell’eterno ritorno che girava e girava mentre io ero seduto su una panchina a scrivere ed era lunedì (I lunedì al sole) e mi sembrava un giorno perfetto per fare quello che più mi piaceva, ciò che dava realmente senso alla mia esistenza, cioè le parole, poggiate una dopo l’altra sulle linee di un foglio e Sara si era svegliata triste, senza neanche guardarmi, ripetendo che non voleva vivere e sentire questo come prima cosa la mattina faceva male perché ero lì accanto a lei e il suo culo spingeva contro il mio cazzo e volevo scoparla (c’è stato un giorno in cui non hai voluto? Gesùcristo che ossessione!) e allo stesso tempo rimanere in questo limbo di erezioni proibite ed energia sessuale trattenuta (farsi una sega non è mai stato un peccato!) e mi sembrava così meraviglioso aprire gli occhi e trovarmi accanto a lei e sentirne il calore del corpo e il ritmo dei respiri e proprio perché sapevo bene che tutto questo un giorno sarebbe terminato mi immergevo sempre più in profondità nel presente, in questo presente, in ogni attimo di gioia o disperazione che passavo con lei e allora il tempo si allontanava, si dissolveva e con esso il suo carico di aspettative, problemi, insicurezze e illusioni, poi mi ero alzato e ero andato a preparare il caffé e non vedevo nessuna ragione per condividere la tristezza di Sara, non ci si poteva fare nulla, sarebbe andata via come ogni altra emozione che ci attraversava il cuore e non sapevo e non volevo sapere dove stesse naufragando la mia vita e non mi sembrava così importante saperlo ma l’essenziale era solo continuare a cadere ed essere felice di farlo, avevo imparato a lasciarmi andare, a non essere come gli altri e a non volerlo essere, avevo accettato il trasformarsi di un respiro in quello successivo senza chiedere nulla d’altro, avevo smesso di desiderare (anche se a volte il sesso continuava a danzarmi nei pensieri e nei coglioni), sapevo aspettare e guardarmi dentro e conoscere le esatte coordinate psichiche di dove mi trovassi nel mio mondo interiore.

E i ricordi continuavano ad arrivare e con loro c’erano le storie ancora da narrare, un’infinità di storie e poi i silenzi come pagine bianche che non avrei riempito e il tuo sorriso in un angolo dello specchio e la polvere e gli anni trascorsi e le lacrime e il tuo profilo perduto in riflessi e inganni che il tuo sguardo tradiva per violentare ogni possibile attimo di felicità che avevamo vissuto, per aggredire ancora ciò che è stato e mai avrebbe potuto essere diverso.


Nessun commento:

Posta un commento

freewheelin' #82

  Le notti diventavano più brevi e il sonno si popolava di sogni e fra le loro storie c’eri anche tu, il tuo volto e il tuo corpo ma non i t...