lunedì 12 dicembre 2016

Aberporth #1


Potevo vedere il giorno nascere, oltre le colline della baia, filtrare tra le tende e svegliarmi, potevo affacciarmi al balcone ed osservare il mare, ancora quieto e lucente in questi giorni di fine agosto. 
Poi i sentieri dorati sui quali passeggiare, una spiaggia nascosta, gli enormi massi levigati dall’acqua, una cascata invisibile che creava arcobaleni nell’aria, le fotografie delle chiese e dei cimiteri e le statue delle divinità indiane, i gatti che camminavano lenti sui tappeti e le siringhe di morfina appoggiate sul tavolo, una seconda vita era possibile, nei luoghi dell’immaginazione e in quelli dei sogni, i disegni psichedelici e i ricordi di quando eravamo stati giovani, sarebbe tutto cambiato perché nulla era destinato a durare, una infinita malinconia che il tempo tesseva intorno a sé stesso, le gambe di bianca luce di una ragazza che riposava sulla spiaggia, le notti passate ad osservare le stelle con una bottiglia di vino rosso in mano, gli strani edifici sulla sommità di una collina, gli esperimenti e i libri di fantascienza disposti in ordine alfabetico all’interno di un’antica libreria, una chitarra coperta di polvere, saremmo rimasti accanto a chi non poteva andare più avanti? C’era una moltitudine di emozioni che il cuore si rifiutava di abbandonare, le loro sfumature erano di una bellezza dolente, cercavamo di rappresentare i nostri umori attraverso uno sguardo improvviso sulla realtà, scrivevamo poesie per non lasciare che i brevi momenti di gioia andassero perduti, inventavamo la nostra felicità perché era l’unico modo per renderla reale, sarei stato all’interno di questo giorno fino a quando ogni attimo fosse stato così indispensabile da diventare superfluo.

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