giovedì 1 dicembre 2016

Tan y Graig #2



Mi rendevo conto, notte dopo notte, risveglio dopo risveglio, che nella dimensione del sogno c’era un livello più profondo di esperienze, paragonabili a quelle di un’altra esistenza, nella quale mi ritrovavo a vivere dopo essermi addormentato e di cui avevo vaghi ricordi la mattina seguente. Dovevo concentrarmi su un particolare o su un’impressione e da quella ricostruire ciò che era successo. C’era anche un altro livello, più vicino e accessibile, erano i sogni fatti poco prima dell’alba, quelli più vividi, quelli che alcune volte non avevano nessuna differenza con le cose vissute nella realtà ordinaria. 
Rimanevo chiuso nella mia stanza appena le luci scomparivano, perché non volevo fare incontri nella casa, era troppo grande e solitaria e c’erano ombre nascoste nei muri e gli spiriti di chi l’aveva abitata e libri, libri sparsi ovunque. Ne avevo presi alcuni, fotografie e illustrazioni di funghi, utili per riconoscere quelli allucinogeni, liberty caps e psylocibe cianensis, poeti e filosofi tedeschi, i disegni di Brughel, i demoni usciti fuori da qualche visione indotta dall’amanita muscaria, lui e Bosch avevano dovuto conoscere molto bene le proprietà di questo fungo e li immaginavo mentre camminavano per i boschi alla ricerca di quella macchia rossa punteggiata di bianco, la raccolta e l’essiccazione, l’ingestione, gli esseri deformi che prendevano vita nella mente e che loro riportavano, con una cura maniacale dei particolari, su una tela. 
Pioveva durante il giorno con il costante rumore delle gocce sulle tettoie di plastica e sulle finestre. Fuori le nuvole scivolavano su un cielo grigio dalle sfumature marine. Poi inaspettate giornate di sole come ferite ancora luminose nella memoria. Gli improvvisi squarci di luce, quando tutto appariva come in una visione acida. I panorami che gli occhi sembravano incapaci di credere reali. Gli arcobaleni che la natura disegnava nell’aria. Le ombre di due uomini chini fra gli alberi. La notte che inghiottiva gli ultimi colori del giorno in un tragico e apocalittico tramonto. 

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