sabato 10 dicembre 2016

Cymru #13


Non le avevo detto niente, si era avvicinata con la testa al cavallo dei miei pantaloni, li aveva slacciati, avevo il cazzo duro e l’aveva preso in bocca. Eravamo in macchina e mi era venuto spontaneo spostare lo specchietto retrovisore, come fosse l’obiettivo di una videocamera e inquadrare il suo volto mentre mi stava succhiando la cappella.
Il rumore della racchetta da badminton che sibilava nell’aria mi ricordava quello di un frustino, la immaginavo con quello strumento in mano, mentre fendeva lo spazio silenzioso di una camera, sarei rimasto in ginocchio in un angolo, osservandola e attendendo i suoi ordini. 
Le stanze di quegli edifici sarebbero state perfette, una sala per i giochi, un’altra per le torture.
Una sera che eravamo usciti insieme si era messa una gonna nera di pelle, doveva intuire le mie fantasie, ci avrei sborrato sopra, se solo me lo avesse chiesto, quando camminiamo sul confine del sogno, non ci è data la possibilità di sapere da quale parte ci sveglieremo.

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